Arzo (Svizzera, Ticino)

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              Libro di Christoforo Rossi di Arzo
              CH AFR PF.Serie A.01 · Unità archivistica · 1742 - 1796
              Parte di Fondo Paolo Francesco Rossi

              01: Registro.
              Questo libro di conti (o scadenzario) é stato iniziato da Cristoforo Antonio Rossi, zio di Paolo Francesco, che annota i contratti d'affitto e i prestiti da cui provengono i redditi della famiglia ; si tratta principalmente di acquisti o affitti a mezzadria di terreni e case di abitazione nei territori di Arzo, Besazio e Meride, oltre che ai redditi ricavati dallo sfruttamento di una cava di marmo ad Arzo. Sono descritte le condizioni dei contratti stabiliti con ciascuno dei mezzadri, i nomi e i luoghi loro affidati, le entrate in natura (prodotti o bestiame) e in denaro (affitti, interessi di prestiti). Troviamo anche annotazioni delle spese importanti per la casa e per i famigliari o per le serve, come acquisti di tela per camicie, cappelli, busti da donna, riparazione di scarpe o lavori di sartoria. Una voce a parte e di una certa importanza é rappresentata dalle spese per lavori eseguiti dai fabbri Giovanni e Francesco Imperiali su un arco di 40 anni, che fabbricano mazzuoli e cunei in assai grande quantità (per il lavoro del marmo) e riparano e fabbricano svariati oggetti domestici e agricoli (chiavi, pentole, cerchi per le botti, zappe, falcetti). La calligrafia di Cristoforo e le espressioni usate indicano una persona poco istruita, che si esprime in un dialetto italianizzato, con espressioni idiomatiche del territorio a volte di difficile comprensione, ma attenta e precisa nel notare entrate e uscite. Dal 1783-85 in poi subentra la scrittura più curata del nipote Paolo Francesco, che redige, completa e ricopia i libri contabili della famiglia e ne continuerà la redazione fino quasi alla sua morte.
              02: Allegati al registro:
              -1776, contratto con Giuseppe e Paolo Riva, inserito in origine nell'ultimo quaderno al f. 6 (scrittura degli interessi riscossi dai Riva) ;
              -1757, riconoscimento di debito di Girolamo Giudici per acquisto di manufatti da Cristoforo Rossi ;
              -1772, ricevuta per messe da celebrare dai curati di Ligornetto e di Rancate, con elemosina di Giacomo Ant. Rossi

              Senza titolo
              CH AFR PF.Serie A.10 · Unità documentaria · ca1825 - 1859
              Parte di Fondo Paolo Francesco Rossi

              Libro dei conti “dare e avere” attenente agli affari di Paolo Francesco Rossi & figli. Si tratta di scritture che riguardano le vendite di prodotti agricoli provenienti dalle masserie, principalmente vino in botti ; altre vendite riguardano granoturco e frumento ; si ritrovano anche registrate le spese per i trasporti delle merci e spese di viaggi in vetture che venivano affittate.
              Sono pure registrati i prestiti in natura (frumento e granoturco) e in denaro, fatti a persone del luogo o dei paesi circostanti del circolo di Riva S. Vitale, inclusi i parenti e le figlie di Paolo Francesco.
              Fra le spese registrate si trovano in particolare l'acquisto di foglia di gelso per l'allevamento dei bachi da seta, praticato dalla famiglia durante la prima metà del secolo ; spese per la casa e l'acquisto di vettovaglie come burro, riso, pasta ; le spese anche in natura per le inservienti ; infine le giornate di lavoro effettuate dai massari o da diversi artigiani nella casa padronale, per riparare attrezzi o infissi, per tagliare e trasportare legna etc.

              CH AFR PF.Serie A.04 · Unità archivistica · 1795 - 1856
              Parte di Fondo Paolo Francesco Rossi

              Paolo Francesco Rossi, proprietario di terreni e già attivo nel commercio del marmo con lo zio Cristoforo Antonio, tiene i libri contabili relativi agli affari di famiglia a partire dagli anni 1781-1785. In questo "Libro Nuovo" vengono riportate le rendite generate dall'affitto di terreni o da prestiti di capitali, in parte già iniziati nel precedente “Libro dei capitali". I creditori sono principalmente residenti nel comune di Arzo, altri nei comuni di Besazio, Rancate, Riva S. Vitale, Ligornetto, Mendrisio, Castello a Obino, Meride, Saltrio e Viggiù. In questo registro l'attività di sfruttamento della cava di marmo non appare quasi più, se si eccettuano i rapporti con i parenti marmorari di Saltrio e Viggiù. Si può supporre l'esistenza di un registro specifico perduto, oppure che la Cava Nuova sia passata in altre mani (a cugini o venduta a terzi, la documentazione manca). Il “Libro rinovato” riporta essenzialmente i fitti di terreni agricoli e gli interessi di prestiti in denaro concessi a terzi nel territorio. Dal 1817 ca. appaiono annotazioni per mano dei due figli notai che chiudono vecchi debiti.
              Nel registro figurano prestiti a diversi comuni e prestiti forzati alle istituzioni pubbliche durante gli anni dell'occupazione francese e durante i primi anni di esistenza del cantone:

              • al comune di Lugano, f. 59: “1799, 13 giugno. La Comunità ossia la Nazione Luganese mi deve la somma di L.100 alla Grida di Lugano per requisizione fattami dal Governo provvisorio”. I capitale sarà retribuito al 3 1/4 % fino al 1816, poi al 5% “perchè così inteso colla comune di Arzo”.
              • al cantone Ticino, f. 66: “1806, 2 gennaio. Il cantone Ticino mi deve per tante versate nella cassa cantonale per prestito decretato ed assicurato dalla legge 7 sett. 1805, come dal buono rilasciato sotto la sudd.ta data 2 genn 1806, correnti di Milano L 125. Fitto annuo al 5 p.100 – L. 6.5”.
              • al f. 55: 21 feb. 1795, l'Onorando comune di Besazio devemi L. 750
              • ai ff. 57/v-58: 17 feb. 1797 prestito di Sovrani 44 1/2 ossia grida di Milano L. 2002:10 all'architetto Stefano Ignazio Melchioni di Meride ora residente a Novara. Stefano Melchioni (n.1765 – m.1837) é un architetto e ingengnere assai noto in Italia, dove realizzò fra le tante opere il ponte sul Ticino a Novara, il restauro di San Gaudenzio e i progetti per l'ampliamento dell'Ospedale Maggiore di Novara. Il prestito era stato concesso nel 1794 dallo scultore Giacomo Marchesi, già socio in affari con il padre di Melchioni, che lo cede poi al genero Paolo Francesco Rossi.
              • al f. 57: Il signor Pietro Antonio Andreazzi di Tremona devemi per capitale d'istromento d'obbligo rogato dal sign notaro Rusconi di Tremona il 7 aprile 1796 grida di Lugano L. 2000…"
              • ai ff.63-64: “1803, li 5 nov. Questo comune d'Arzo oltre aquanto sta notato al C. 41 del presente libro devemi per capitale di Polizza eretta sotto il giorno sud.tto la somma moneta e grida di Milano di L 2045” ; e ai ff. 81 e 94 si aggiungono prestiti per un totale di L di Milano 6562.
                Fogli allegati:
              • contratto ipotecario fra Silvestro Antonio Vassalli e i fratelli Cristoforo e Giacomo Rossi rappresentati dal loro nipote e figlio Paolo Francesco (1 dic. 1783, notaio Antonio Fossati di Arzo) su un terreno di 5 pertiche a Meride detto Filagno.
              • Conto fra l'on. comune di Arzo e i flli Rossi Cristoforo e Giacomo Antonio. Foglio doppio piegato e incollato fra i ff. 67-68 del libro che presenta la distinta del conto dare/avere fra il comune e i flli Rossi ; in allegato una lettera al comune, datata 16.11.1852 a firma Cristoforo Rossi [notaio], con incluse diversi giustificativi, note e ricevute delle taglie 1848-1854 etc. (10 ff.)
              Senza titolo
              CH AFR GA.FE.Serie C.b.02 · Unità archivistica · 1753
              Parte di Fondo Giacomo Antonio Rossi

              Atti che riguardano prestiti di capitali e cessione di crediti da parte dei fratelli Cristoforo e Giacomo Rossi [del Paolino], figli del fu Paolo Francesco, in favore di Giuseppe Ferrari fu Giuseppe, ancora minorenne e assistito dai curatori Carlo Rossi fu Giov. Battista e Antonio Quartironi fu Bartolomeo. Si esplicita come parte dei prestiti debbano servire a liquidare la dote delle sorelle Ferrari Giusppa Caterina e Teresa Agostina, monache Orsoline, secondo quanto stabilito nel testamento del padre.
              Copie di due rogiti del 20 feb. e 7 mag. 1753 estratti dalle imbreviature del notaio Giovan Battista Rusca di Mendrisio e eseguite dallo stesso.

              Senza titolo
              Atelier per biancheria d'uomo Arnoldo Rossi
              CH AFR RA.Serie B.20 · Unità archivistica · 1939
              Parte di Fondo Raimondo Rossi

              Nel periodo lug.-ott. 1939, il produttore consiglia e appoggia il fondatore della fabbrica di camicie di Arzo Arnoldo Rossi, che domandava un finanziamento alla Banca dello Stato e che si trovava ad affrontare una proposta d'affari considerata rischiosa dal produttore.

              Senza titolo
              CH AFR PF.Serie C.b.07.08 · Sottofascicolo · 1806-1813
              Parte di Fondo Paolo Francesco Rossi

              Polizze degli anni 1772-1799 riguardanti i prestiti fatti dai conti Riva di Lugano alla comune di Arzo, in vari anni con i corrispondenti confessi di restituzione:
              1772 prestito del conte Giulio Riva fu Stefano di 99 zecchini ; rimborsato il 21 aprile 1806 da Paolo [Francesco] Rossi a nome del comune di Arzo;
              1800, 21 giugno, il Gov. provvisorio di Lugano richiede prestiti per supplire alle spese di guerra (testo stampato con inserti ms): gli eredi fu Franc. Saverio Riva prestano £ 750 ; rimborsato dalla Comune di Arzo a Maddalena Riva il 31.8.1808;
              1799, 8 giu: prestito di Maddalena Riva al Gov. provvisorio di Lugano £ 410, rimborsato il 19.6.1812 dall'esattore di Arzo Stefano Rossi;
              1799, 24 set.: prestito di Maddalena Riva al Gov. Provvisorio £ 500 ; rimborsato il 15 iu 1812 dall'esattore di Arzo Stefano Rossi;
              1812, 15 apr.: lettera di Maddalena Riva ved. fu Franc. Riva alla Municipalità di Arzo che domanda il rimborso del capitale a nome dei figli eredi ; in calce nota: "lettera alli sud.i SS. Conti creditori avvisandoli che si sono già date le disposizioni ....[per il rimborso]"
              [callgr. attribuibile al notaio Giacomo Antonio Rossi].

              Senza titolo
              CH AFR PF.Serie A.03 · Unità archivistica · 1779 - 1812
              Parte di Fondo Paolo Francesco Rossi

              Cristoforo Antonio Rossi e il nipote Paolo Francesco, figlio di suo fratello Giacomo Antonio, collaborano nella conduzione degli affari di famiglia, in particolare quelle relative allo sfruttamento del marmo di Arzo, proveniente dalla “Cava Nuova”, forse di loro proprietà, che occupano le scritture di questo registro.
              Il registro riporta in ordine cronologico a partire dal 1779 fino al 1799 i crediti e i debiti della famiglia (prestiti o anticipi spese a terzi, memorie, debiti, acquisti di terreni e di beni di diversa natura). Dalle scritture si evince che l'attività principale sia la fornitura di blocchi di marmo d'Arzo (macchiavecchia e broccatello principalmente) ma anche l'acquisto di marmo italiano, come pure la fornitura di camini e scalini. Come attività secondaria (ma forse di eguale importanza), la famiglia sfrutta terreni che affitta a mezzadria e concede prestiti in denaro a varie persone della regione, come per esempio ai commercianti di marmo che organizzano “condotte” verso e dall'Italia o agli artigiani e agricoltori che devono comprare prodotti per le loro attività. Completa il reddito della famiglia la compravendita di prodotti agricoli (uva, vino, granoturco, bestiame), mentre si annotano solo occasionalmente gli acquisti di beni alimentari, abbigliamento e di qualche suppellettile.

              Senza titolo
              CH AFR PF.Serie A.05 · Unità archivistica · 1790 - 1851
              Parte di Fondo Paolo Francesco Rossi

              Nel “Libro rinovato 1796” sono consegnati i profitti derivati dai terreni agricoli della famiglia ad Arzo, Besazio e Meride e dati da coltivare con contratti a mezzadria. I contratti reelativi a ciascun massaro descrivono le condizioni di lavorazione dei fondi e di divisione del raccolto con il proprietario e l'ammontare dell'affitto per la casa d'abitazione. Generalmente il mezzadro é tenuto a coltivare e a migliorare i fondi e consegna metà di tutti i raccolti al proprietario ; in più può esser obbligato a fornire giornate di lavoro per il trasporto e la lavorazione dei prodotti in casa del proprietario. Costui possiede per metà anche gli animali d'allevamento o da soma, per i quali spesso anticipa i fondi dell'acquisto, mentre la somma a carico del mezzadro viene dedotta dai suoi guadagni. Contrariamente ad altri contratti dell'epoca, Paolo Francesco Rossi concede di dividere a metà anche la perdita di sostanza, in caso di cattivo raccolto o di diminuzione del valore dei prodotti o degli animali.

              • Documenti allegati al libro:
                05/02: contratti e conti con il massaro Francesco Robbiani e i figli Giovanni e Paolo (1791 - 1798)
                05/03: privata scrittura e conto del massaro Domenico Cattò per l'affitto dei terreni Cesmo e Costa a Besazio (1794 - 1801)
                05/04: contratto fra Paolo Francesco Rossi e il massaro Carlo Francesco Vassalli per il terreno Viras, a Meride e proventi ricevuti nelle successive annate (1792 - 1808)
                05/05: conti e contratti riguardanti diversi terreni situati a Besazio e affidati successivamente ai massari Roncoroni, Pocobelli, Allio, Zoppi, Realini ; con una “memoria per sapermi regolare coi mezzadri riguardo alla decima pagata al curato di Besazio” (1804 - 1813)
                05/06: conti e contratti con i massari Robbiani e Zoppi ; affitti, giornate di lavoro, e dei prodotti delle colture e della vigna ricevuti secondo quanto stabilito dal contratto di mezzadria. Decime dovute in territorio di Besazio (1810 - 1817)
                05/07: contratto fra Paolo Francesco Rossi ed i fratelli Francesco e Luigi Zoppi e conti di dare e avere con i massari (1793 - 1835)
                05/08: conti con i massari Quattropani e dettaglio dei fitti e dei prodotti ricevuti (1816 - 1820)
                05/09: memorie, annotazioni e conti riguardanti diversi massari (1811 - 1816)
                05/10: conti con il massaro Realini (1811 - 1842)
                05/11: conti con il massaro Santino Pagani (1832 - 1838)
                5/12: conti con i massari Francesco Robbiani di Arzo, Cattò di Besazio, fratelli Zoppi e Giovanni Fontana di Besazio
              Senza titolo
              Amministrazione Carlo Fossati
              CH AFR GA.Serie B.03 · Unità archivistica · 1817-1842
              Parte di Fondo Giacomo Antonio Rossi

              Carlo Fossati (ca 1790-1850) figlio di Camillo é uno scalpellino e marmista di Arzo, che si trasferisce a Torino nei primi anni del 1820, dove apre una propria bottega. I documenti e in particolare le lettere indirizzate al notaio G.A. Rossi, riguardano le sue attività negli anni 1817-40, la gestione di alcuni beni posseduti ad Arzo e i rapporti con i famigliari rimasti in patria. La moglie, Caterina Bossi, fa ritorno regolarmente ad Arzo su incarico del marito per occuparsi dei loro beni, aiutata da Paolo Francesco Rossi e dal figlio, il notaio Giacomo Antonio procuratore di Carlo Fossati. Le proprietà di Fossati non sono note esattamente : di certo una casa e dei terreni ad Arzo, dei terreni a Besazio e forse a Meride. Negli anni 1819-1821 affitta e poi acquista dal cugino Antonio Fossati una casa ad Arzo, nel luogo detto "Canton là" con annesso fondo agricolo detto Vigna, successivamente dati in affitto. Nel 1823 o 1824 muore il fratello Francesco, sposato con Maria Antonia Gamba. Dopo la sua morte, Carlo cerca aiutare la famiglia, offrendo una parte della dote ad una delle figlie e pagando alcuni debiti. Particolarmente preoccupanti per Carlo i debiti della società creata negli anni 1820 dai fratelli Fossati, con il cugino Antonio Fossati e con Agostino Gamba, cognato di Francesco. La società importava dalla Svizzera "pietre" (marmo), che venivano poi lavorate sul posto. Ma gli affari non prosperano, secondo Carlo a causa del poco impegno dei soci negli affari e nella tenuta dei conti. La società sarà sciolta nel 1829. Negli anni successivi gli eredi di Francesco Fossati perderanno tutti i pochi beni loro rimasti. Nel 1830 Caterina Bossi da procura al marito Carlo Fossati per amministrare l'eredità del suo defunto padre Orazio Bossi. Un figlio di Carlo e Caterina, Giovan Maria, rientrerà ad Arzo per un breve periodo, fra il 1856 e il 1860, come riportato nei registri di popolazione. Lascerà il paese nel 1860 per destinazione ignota.

              Descrizione del fascicolo:

              • Lettere di Carlo Fossati a Paolo Francesco Rossi, Giacomo Antonio Rossi et al. (1823-1839)
              • Tessera di divisione dei beni stabili fra i fratelli Fossati qdm Camillo d'Arzo (13 mar. 1816) ; con un libretto di misure dei fondi
              • Lettera di Camillo Fossati al cugino parroco Andrea Allio perché rinnovi un contratto d'affitto (probabilmente della sua casa in Arzio) e perché si informi sul prezzo e la lavorazione di alcuni camini in vendita a Viggiù (Torino, 16.2.1833)
              • Conti fra i fratelli Francesco e Carlo Fossati ; procura per il notaio Giacomo Antonio Rossi ; procura di Catterina Bossi moglie di Carlo Fossati al figlio Giovan Maria con bollo della R.a Segr. di Stato per l'autentificazione della firma (Torino, 1842)
              • Documenti notarili relativi a debiti e crediti: ricognizioni di debito, quietanze, fatture
              • Minute e annotazioni sulla gestione Fossati, di Paolo Francesco e Giacomo Ant. Rossi ; contiene un "Libretto per gli affari di Carlo Fossati" [calligr. di Paolo Francesco e Giacomo Ant. Rossi]
              • Credito di Carlo Fossati vs Francesco Ruggia : atto notarile e lettere del segr. del Tribunale di Lugano
              • Procura speciale ad negotia di Caterina Bossi a favore del marito Carlo Fossati (Torino, 1830)
              • Lettera di Carlo Fossati a G.A. Rossi dove lo prega di riscuotere un credito in suo nome ((Torino, 1836)
              Senza titolo
              Affari di famiglia
              CH AFR PF.Serie A · Serie · ca 1700 - ca 1859
              Parte di Fondo Paolo Francesco Rossi

              Registri o libri contabili che riportano in dettaglio, anno per anno e mese per mese, le entrate e le uscite che costituivano il reddito della famiglie Rossi del Paolino, dal nome del capostipite Cristoforo dicto de Paolino (1644-1686). I primi documenti della serie risalgono al 1750 ca. e contengono scritture di crediti a volte già antichi che si tramandano di generazione in generazione e spesso vengono estinti dopo decenni. Si tratta dei libri di conto dei fratelli Cristoforo Antonio e Giacomo Antonio Rossi, figli di Paolo Francesco (1673-1752) e di Eurosia Margherita (1673-1730), figlia di Giacomo Rossi del Gigantogno. Cristoforo nasce il 23 luglio 1706 ad Arzo, secondogenito di 5 fratelli e sorelle: Lucia (1704), Marta Sidonia (1709) e Giovanna Sidonia (1716), che si ritrovano in diverse annotazioni per prestiti da esse ricevuti. Giacomo Antonio (1712-?) sposa Angela Maria Rossi, di Giorgio, dalla quale ebbe 7 figlie e 3 figli, fra i quali il produttore di questo fondo, Paolo Francesco (1761-1813), che collabora con lo zio nella conduzione delle attività famigliari. Cristoforo Antonio è forse scalpellino ma sembra possedere o sfruttare una “Cava Nuova” ad Arzo. Non sappiamo se il fratello Giacomo Antonio partecipi a questa attività o se invece si dedichi prevalentemente alla gestione dei terreni agricoli, né sappiamo quando muore ; ma i frontespizi dei registri fanno sempre riferimento a “zio e nipote” – cioé Cristoforo e Paolo Francesco. Non é sempre possibile stabilire a chi appartengano le scritture più antiche, se al solo Cristoforo oppure anche al fratello Giacomo Antonio. A partire dagli anni 1785-1790 si riscontra la calligrafia di Paolo Francesco che si occupa della tenuta dei libri contabili di famiglia. L'attività che svolge a fianco dello zio Cristoforo consiste principalmente nello sfruttamento del marmo della Cava Nuova, da cui si estraggono blocchi di macchia vecchia e broccatello che sono venduti come tali oppure lavorati come camini e scalini. La seconda attività che appare sui libri é l'affitto a mezzadria di terreni a Meride, Besazio e Rancate e il prestito di denaro a terzi, con interessi che possono arrivare al 5%. Più tardi, al volgere del 1800, interviene la vendita di legname, vino, uva e cereali. Negli ultimi anni dell'esistenza di Paolo Francesco i registri sono completati dai figli, i notai Giacomo Antonio e Cristoforo, ma l'attività della cava é scomparsa ed i redditi sono esclusivamente forniti dalle rendite fondiarie e dalla vendita di prodotti agricoli (uva, vino, bachi da seta, granoturco).

              Senza titolo