delitti

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    Termes hiérarchiques

    delitti

    Terme générique Attività

    delitti

      Termes équivalents

      delitti

      • Employé pour crimini
      • Employé pour omicidio
      • Employé pour delitti contro la persona
      • Employé pour delitti contro il patrimonio

      Termes associés

      delitti

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        Affare Giuseppe e Anna Caprera
        CH AFR PF.Serie C.c.09 · Dossier · 1822-1826
        Fait partie de Fondo Paolo Francesco Rossi

        Nel 1822 Giuseppe Caprera, originario di Uggiate e dimorante ad Arzo è condannato e incarcerato per vari furti commessi con i fratelli Rusca di Genestrerio, latitanti, dei quali sono conservate le due condanne in contumacia. I giudici sospettano che nell'abitazione del Caprera possano esserci degli oggetti rubati e ordinano la posa dei sigilli, che viene eseguita dal giudice di pace Paolo Francesco Rossi. Il sindaco Domenico Canzani è incaricato dal Tribunale di Mendrisio di assistere il curatore nominato dal tribunale nella redazione dell'inventario e nella valutazione della sostanza.
        Nel febbraio del 1823 la madre di Giuseppe, Anna Caprera, viene assassinata nella sua casa di Arzo, dove teneva anche una bottega di generi alimentari e altre mercanzie. Di nuovo il Tribunale incarica il sindaco di mettere i sigilli e di stabilire un inventario e le parti spettanti ai figli Giuseppe e Carlo, dimorante ad Uggiate. Gli inventari, la ricerca dei debitori e dei creditori, la redazione di conti dettagliati e la messa in vendita all'asta della sostanza rimasta al detenuto Caprera occupano il sindaco Canzani dal 1822 al 1826.
        Nel fascicolo si trovano unicamente documenti sulla gestione della sostanza del detenuto e della madre defunta; nessun documento riguardante i delitti commessi dal Caprera o l'assassinio di Anna Caprera.

        Rossi, Paolo Francesco
        CH AFR GA.FE.Serie A.e.06 · Pièce · 1719
        Fait partie de Fondo Giacomo Antonio Rossi

        Dichiarazione fatta a Milano il 25 sett. 1719, davanti al notaio Carlo Antonio D'Alberti e testimoni, da Antonio Rossi fu Giovan Maria, che dichiara di aver ucciso il 2 nov. 1716 il parroco Stefano Antonio Ferrari, del fu Simone "mosso semplicemente dalla propria passione", dopo una lite provocata dal mancato pagamento di "un busto d'un mio quadro che detto sign. curato mi negava e che per tal causa mi aveva fatto fare molte spese e che mi ha reso miserabile". Il dichiarante afferma di essere il solo responsabile del delitto e confessa di aver estorto ai fratelli del parroco e in particolare a Giuseppe Ferrari la somma di 50 Filippi, minacciandoli di confessare la loro partecipazione come istigatori del delitto. L'atto viene stipulato dal notaio nell'abitazione del marchese Alessandro Trivulzi situata nella parrocchia di S. Alessandro in Zebedia (oggi Palazzo Trivulzi in Piazza S. Alessandro).
        Sull'esterno dell'atto (calligrafia attribuita a Giuseppe Maria Ferrari): *"Carta fata di Antonio Rossi Fosati ucisore del fu povero curato di Arzo".

        Rossi, Giacomo Antonio
        CH AFR GA.FE.Serie A.e.05 · Pièce · 1716
        Fait partie de Fondo Giacomo Antonio Rossi

        Il parroco Stefano Ant. Ferrari scrive una lettera (in data 9 luglio 1716) ad un'autorità ignota (forse ecclesiastica) per lamentare il comportamento di certi parrocchiani che sembrano non voler pagare le messe da lui celebrate. Critica l'operato del suo predecessore, non vuole presentare il libro delle messe ma chiede che gli si presentino i confessi da lui rilasciati, per provare ii pagamenti versati. Termina dicendo "V.S. soleciti perché questi sono partiti di tirar alla longa". Conosciuto come irascibile e anche violento, il parroco Ferrari muore il 2 nov. di quello stesso anno, ucciso da un creditore.

        Rossi, Giacomo Antonio