Si tratta di riconoscimenti di debito per lavori eseguiti o per prestiti concessi da Cristoforo Rossi e dal nipote Paolo Francesco. In particolare la distinta dei pagamenti che il comune di Biegno effettua nelgi anni 1765-1772 per la consegna di tre balaustre di marmo eseguite da Cristoforo Rossi e dal (cognato?) Silvestro. Incluso anche un indice di nomi di persone e famiglie di Arzo, Besazio e Riva S. Vitale (calligr. attribuibile a Paolo Francesco Rossi)
Rossi, Paolo FrancescoCristoforo Antonio Rossi e il nipote Paolo Francesco, figlio di suo fratello Giacomo Antonio, collaborano nella conduzione degli affari di famiglia, in particolare quelle relative allo sfruttamento del marmo di Arzo, proveniente dalla “Cava Nuova”, forse di loro proprietà, che occupano le scritture di questo registro.
Il registro riporta in ordine cronologico a partire dal 1779 fino al 1799 i crediti e i debiti della famiglia (prestiti o anticipi spese a terzi, memorie, debiti, acquisti di terreni e di beni di diversa natura). Dalle scritture si evince che l'attività principale sia la fornitura di blocchi di marmo d'Arzo (macchiavecchia e broccatello principalmente) ma anche l'acquisto di marmo italiano, come pure la fornitura di camini e scalini. Come attività secondaria (ma forse di eguale importanza), la famiglia sfrutta terreni che affitta a mezzadria e concede prestiti in denaro a varie persone della regione, come per esempio ai commercianti di marmo che organizzano “condotte” verso e dall'Italia o agli artigiani e agricoltori che devono comprare prodotti per le loro attività. Completa il reddito della famiglia la compravendita di prodotti agricoli (uva, vino, granoturco, bestiame), mentre si annotano solo occasionalmente gli acquisti di beni alimentari, abbigliamento e di qualche suppellettile.
Il taccuino contiene la distinta di pagamenti fatti o ricevuti per la famiglia o per conto di terzi, le entrate dovute agli affitti di terreni come pure le spese per l'economia domestica. A due riprese (ff. 2 e 7) si nota il nome di Cristoforo Rossi come scrivente o creditore, fatto che aggiunto alla calligrafia permette di attribuire il taccuino a Cristoforo Antonio Rossi, zio di Paolo Francesco. La calligrafia é simile a quelle riscontrate nei vari libri di conto tenuti da zio e nipote. Negli ultimi fogli sono elencati i pagamenti fatti al calzolaio Giuseppe Eleni (?) negli anni 1758-1764 per la riparazione e la fabbricazione di calzature destinate ai membri della famiglia Rossi del Paolino ; si identificano in particolare i bambini Pauolino (Paolo Francesco) e le sorelle Maria Elisabetta, Marta, Maria Eufrosina.
Rossi, Paolo FrancescoTitolo sulla copertina. Titolo del frontespizio: Libro nel quale stano schriti tutti li cappitali di ist.~mi polize et altro di ragione di Cristoforo e Giacomo Rossi, qm~ Pauolo Fr.co~ di Arzo .
Sottotitolo : Tutti li capitali che nel presente Libro contengono li ò trasportati in altro Libro rinovato 1795 con la ricevuta dei fitti.
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Paolo Francesco Rossi (1761-1827) riprende all'inizio degli anni 1780 la redazione del libro di scadenze di debiti e crediti, come già fece con il “Giornale” che registrava le attività di commercio del marmo e gli affitti agricoli in comune con lo zio Cristoforo. Seguendo la datazione, questo registro inizia anteriormente al “Giornale” e copre poi quasi tutta la seconda metà del '700, ma riporta quasi esclusivamente prestiti in denaro che i due fratelli Giacomo Antonio e Cristoforo Antonio fanno ad una cinquantina di persone residenti ad Arzo, Meride, Riva S. Vitale, Mendrisio e Ligornetto, come pure ad alcuni comuni. Gli interessi sono scrupolosamente notati anno per anno, così come i pagamenti parziali e i saldi del debito. Talvolta il debitore è a sua volta creditore verso un terzo e cede il suo credito ai fratelli Rossi a titolo di parziale pagamento ; talvolta viene notato che il debito è estinto con la vendita di un bene immobile messo a garanzia. Spesso i debitori che non riescono a pagare gli interessi pagano in natura secondo le loro attività : con prodotti agricoli o con carri di legna, coppi, calce o ancora con giornate di lavoro (trasporto di merci, lucidatura di camini di marmo etc.). Per le somme importanti viene quasi sempre menzionato il rogito del notaio. Dall'indice dei nomi posto all'inizio del registro si vede come i debiti siano spesso trasmessi da padre in figlio e vengono saldati anche 20-30 anni dopo.
Libretto anonimo senza frontespizio. Riporta dal 1776 le giornate pagate a manovali, indicati con nome e cognome o talvolta solo col nome. Il genere di lavoro eseguito invece non é quasi mai indicato. Da alcune annotazioni si capisce che si tratta in maggioranza lavoratori della Cava Nuova di Arzo (nominata in alcune pagine). Alcune giornate potrebbero anche essere dovute per lavori agricoli o lavori domestici, in particolare quando sono menzionate delle donne. Il libro riporta anche occasionalmente conti saldati con persone che hanno fornito prodotti o lavori non specificati. I lavori sul marmo più sovente citato sono il taglio di massi e la fabbricazione di camini e scalini di marmo.
Rossi, Paolo Francesco01: Registro.
Questo libro di conti (o scadenzario) é stato iniziato da Cristoforo Antonio Rossi, zio di Paolo Francesco, che annota i contratti d'affitto e i prestiti da cui provengono i redditi della famiglia ; si tratta principalmente di acquisti o affitti a mezzadria di terreni e case di abitazione nei territori di Arzo, Besazio e Meride, oltre che ai redditi ricavati dallo sfruttamento di una cava di marmo ad Arzo. Sono descritte le condizioni dei contratti stabiliti con ciascuno dei mezzadri, i nomi e i luoghi loro affidati, le entrate in natura (prodotti o bestiame) e in denaro (affitti, interessi di prestiti). Troviamo anche annotazioni delle spese importanti per la casa e per i famigliari o per le serve, come acquisti di tela per camicie, cappelli, busti da donna, riparazione di scarpe o lavori di sartoria. Una voce a parte e di una certa importanza é rappresentata dalle spese per lavori eseguiti dai fabbri Giovanni e Francesco Imperiali su un arco di 40 anni, che fabbricano mazzuoli e cunei in assai grande quantità (per il lavoro del marmo) e riparano e fabbricano svariati oggetti domestici e agricoli (chiavi, pentole, cerchi per le botti, zappe, falcetti). La calligrafia di Cristoforo e le espressioni usate indicano una persona poco istruita, che si esprime in un dialetto italianizzato, con espressioni idiomatiche del territorio a volte di difficile comprensione, ma attenta e precisa nel notare entrate e uscite. Dal 1783-85 in poi subentra la scrittura più curata del nipote Paolo Francesco, che redige, completa e ricopia i libri contabili della famiglia e ne continuerà la redazione fino quasi alla sua morte.
02: Allegati al registro:
-1776, contratto con Giuseppe e Paolo Riva, inserito in origine nell'ultimo quaderno al f. 6 (scrittura degli interessi riscossi dai Riva) ;
-1757, riconoscimento di debito di Girolamo Giudici per acquisto di manufatti da Cristoforo Rossi ;
-1772, ricevuta per messe da celebrare dai curati di Ligornetto e di Rancate, con elemosina di Giacomo Ant. Rossi
Paolo Francesco Rossi, proprietario di terreni e già attivo nel commercio del marmo con lo zio Cristoforo Antonio, tiene i libri contabili relativi agli affari di famiglia a partire dagli anni 1781-1785. In questo "Libro Nuovo" vengono riportate le rendite generate dall'affitto di terreni o da prestiti di capitali, in parte già iniziati nel precedente “Libro dei capitali". I creditori sono principalmente residenti nel comune di Arzo, altri nei comuni di Besazio, Rancate, Riva S. Vitale, Ligornetto, Mendrisio, Castello a Obino, Meride, Saltrio e Viggiù. In questo registro l'attività di sfruttamento della cava di marmo non appare quasi più, se si eccettuano i rapporti con i parenti marmorari di Saltrio e Viggiù. Si può supporre l'esistenza di un registro specifico perduto, oppure che la Cava Nuova sia passata in altre mani (a cugini o venduta a terzi, la documentazione manca). Il “Libro rinovato” riporta essenzialmente i fitti di terreni agricoli e gli interessi di prestiti in denaro concessi a terzi nel territorio. Dal 1817 ca. appaiono annotazioni per mano dei due figli notai che chiudono vecchi debiti.
Nel registro figurano prestiti a diversi comuni e prestiti forzati alle istituzioni pubbliche durante gli anni dell'occupazione francese e durante i primi anni di esistenza del cantone:
- al comune di Lugano, f. 59: “1799, 13 giugno. La Comunità ossia la Nazione Luganese mi deve la somma di L.100 alla Grida di Lugano per requisizione fattami dal Governo provvisorio”. I capitale sarà retribuito al 3 1/4 % fino al 1816, poi al 5% “perchè così inteso colla comune di Arzo”.
- al cantone Ticino, f. 66: “1806, 2 gennaio. Il cantone Ticino mi deve per tante versate nella cassa cantonale per prestito decretato ed assicurato dalla legge 7 sett. 1805, come dal buono rilasciato sotto la sudd.ta data 2 genn 1806, correnti di Milano L 125. Fitto annuo al 5 p.100 – L. 6.5”.
- al f. 55: 21 feb. 1795, l'Onorando comune di Besazio devemi L. 750
- ai ff. 57/v-58: 17 feb. 1797 prestito di Sovrani 44 1/2 ossia grida di Milano L. 2002:10 all'architetto Stefano Ignazio Melchioni di Meride ora residente a Novara. Stefano Melchioni (n.1765 – m.1837) é un architetto e ingengnere assai noto in Italia, dove realizzò fra le tante opere il ponte sul Ticino a Novara, il restauro di San Gaudenzio e i progetti per l'ampliamento dell'Ospedale Maggiore di Novara. Il prestito era stato concesso nel 1794 dallo scultore Giacomo Marchesi, già socio in affari con il padre di Melchioni, che lo cede poi al genero Paolo Francesco Rossi.
- al f. 57: Il signor Pietro Antonio Andreazzi di Tremona devemi per capitale d'istromento d'obbligo rogato dal sign notaro Rusconi di Tremona il 7 aprile 1796 grida di Lugano L. 2000…"
- ai ff.63-64: “1803, li 5 nov. Questo comune d'Arzo oltre aquanto sta notato al C. 41 del presente libro devemi per capitale di Polizza eretta sotto il giorno sud.tto la somma moneta e grida di Milano di L 2045” ; e ai ff. 81 e 94 si aggiungono prestiti per un totale di L di Milano 6562.
Fogli allegati: - contratto ipotecario fra Silvestro Antonio Vassalli e i fratelli Cristoforo e Giacomo Rossi rappresentati dal loro nipote e figlio Paolo Francesco (1 dic. 1783, notaio Antonio Fossati di Arzo) su un terreno di 5 pertiche a Meride detto Filagno.
- Conto fra l'on. comune di Arzo e i flli Rossi Cristoforo e Giacomo Antonio. Foglio doppio piegato e incollato fra i ff. 67-68 del libro che presenta la distinta del conto dare/avere fra il comune e i flli Rossi ; in allegato una lettera al comune, datata 16.11.1852 a firma Cristoforo Rossi [notaio], con incluse diversi giustificativi, note e ricevute delle taglie 1848-1854 etc. (10 ff.)
Atti che riguardano prestiti di capitali e cessione di crediti da parte dei fratelli Cristoforo e Giacomo Rossi [del Paolino], figli del fu Paolo Francesco, in favore di Giuseppe Ferrari fu Giuseppe, ancora minorenne e assistito dai curatori Carlo Rossi fu Giov. Battista e Antonio Quartironi fu Bartolomeo. Si esplicita come parte dei prestiti debbano servire a liquidare la dote delle sorelle Ferrari Giusppa Caterina e Teresa Agostina, monache Orsoline, secondo quanto stabilito nel testamento del padre.
Copie di due rogiti del 20 feb. e 7 mag. 1753 estratti dalle imbreviature del notaio Giovan Battista Rusca di Mendrisio e eseguite dallo stesso.