La Confraternita del Santo Rosario è un'associazione di fedeli della Chiesa cattolica, approvata per la prima volta nel 1476 dal cardinale Alessandro Nanni Malatesta, legato pontificio e vescovo di Forlì [fonte 1].
La confraternita del SS Rosario di Besazio fu eretta nel 1653 con rogito del notaio F. Fossati di Meride, che la metteva sotto il patronato e la presidenza del parroco pro tempore di Besazio. Poco più di dieci anni dopo, la confaternita é beneficiaria nel testamento del concittadino Antonio Maria Fontana di Besazio, maestro lapicida emigrato a Roma e morto in quella città nel dicembre 1668. Riceve un legato in denari e degli immobili presso la chiesa di S. Andrea delle Fratte a Roma, con l'obbligo di effettuare beneficenza, celebrare numerose messe in suffragio della sua anima e assegnare annualmente una dote di 35 scudi a due zitelle povere del paese, per il matrimonio o la monacazione [fonte 2].
Nel "Libro di Spesa e Ricavata" (unità 01/01) sono inseriti i commenti dei parroci Carlambrogio Croce e Giuseppe Baroffi a questo riguardo, essendo responsabili della tesoreria della Confraternita negli anni tra il 1775 e il 1840. In particolare viene ricordato che gli obblighi del lascito testamentario di Antonio Fontana furono rispettati fino al 1778, quando la Confraternita, indebitata nella costruzione della nuova chiesa di Besazio non riesce ad ottemperare pienamente agli obblighi del testatore, e ottiene quindi dal vescovo di Como Giambattista Mugiasca, con decreto vescovile del 24 luglio 1785, di poter usare la metà dei redditi per sanare il debito e distribuire l'altra metà in proporzione ; con la clausola che una volta sanata la situazione si ritorni alle distribuzioni previste. Il parroco Giuseppe Baroffi attesta poi nel 1838 che i debiti furono pagati in pochi anni e che "presentemente la Confraternita é creditrice contro la Comune di Besazio stesso di L 5000 milanesi circa, e ne tiene in cassa circa altre quattro mille." Da quel momento la Confraternita continuerà nei suoi investimenti, con l'autorizzazione del vescovo Romanó, acquisendo beni immobili e prestando capitali per poi distribuire in proporzione ai parrocchiani e alla chiesa, aumentando anche il numero delle doti assegnate annualmente alle fanciulle bisognose del paese. Dopo la metà del sec. XIX, a cui principalmente si riferiscono queste unità archivistiche, i conti sono sottomessi durante alcuni anni anche al vescovo di Como. L'avv. Antonio Rossi funge da tesoriere negli anni 1873-1884.
Una nota dattiloscritta, sicuramente da leggere dopo la sua scomparsa, con le istruzioni riguardanti gli atti dei notai Giacomo Antonio e Cristoforo (rispett. prozio e nonno), del padre avv. Antonio e di se stesso conservati ad Arzo, con la raccomandazione di consegnare gli originali all'archivio notarile a Mendrisio "perchè nella famiglia manca un notaio".
UntitledNota delle spese sostenute per il funerale, con la lista delle 149 famiglie a cui viene distribuito un franco come elemosina e con una fattura di Fr 116.85 per la cera fornita dal negoziante "con fabbrica di cera" Luigi Croci di Mendrisio.
UntitledContiene:
- corrispondenza del feb. 1859 di Cristoforo Rossi con conoscenti e con la Delegazione provinciale di Padova (sotto governo austriaco) per l'iscrizione del figlio Paolo all'università della città, dopo la chiusura di Pavia, dove Paolo studiava matematica.
- procura dell'ing. Paolo per il padre Cristoforo durante le procedure di divisione dell'eredità materna (1861)
- due lettere al fratello Antonio (1877 ; 1883)
- quattro decreti di S.M. Umberto I re d'Italia che nomina l'ing. Paolo Rossi: Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia (1.4.1881) ; Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia (7.6.1884) ; Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia (30.6.1891) ; Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro (5.7.1895).
- 2 cartoline postali (Svizzera e Italia) con uno scambio fra Paolo e un fornitore di Venezia, per un quadro ricevuto danneggiato
- 1 fascetta di spedizione per giornali con l'indirizzo: " Rossi Ing. Paolo, Via Saluzzo 9, Torino" (Paolo era abbonato agli Atti della società degli ingegneri e degli architetti in Torino)
La Congregazione é creditrice versi gli eredi fu Giuseppe Fontana che si era costituito debitore solidale per sua moglie e suo fratello. Gli atti sono per la maggior parte redatti dal notaio Cristoforo Rossi.
UntitledM. Tullii Ciceronis Epistolarum ad familiares Libri XVI : cum selectis variantibus lectionibus : addito indice copiosissimo. - Utini : typis Antonii a Pedro, [1771?].
Data del permesso di stampa 1771.
Nel “Libro rinovato 1796” sono consegnati i profitti derivati dai terreni agricoli della famiglia ad Arzo, Besazio e Meride e dati da coltivare con contratti a mezzadria. I contratti reelativi a ciascun massaro descrivono le condizioni di lavorazione dei fondi e di divisione del raccolto con il proprietario e l'ammontare dell'affitto per la casa d'abitazione. Generalmente il mezzadro é tenuto a coltivare e a migliorare i fondi e consegna metà di tutti i raccolti al proprietario ; in più può esser obbligato a fornire giornate di lavoro per il trasporto e la lavorazione dei prodotti in casa del proprietario. Costui possiede per metà anche gli animali d'allevamento o da soma, per i quali spesso anticipa i fondi dell'acquisto, mentre la somma a carico del mezzadro viene dedotta dai suoi guadagni. Contrariamente ad altri contratti dell'epoca, Paolo Francesco Rossi concede di dividere a metà anche la perdita di sostanza, in caso di cattivo raccolto o di diminuzione del valore dei prodotti o degli animali.
- Documenti allegati al libro:
05/02: contratti e conti con il massaro Francesco Robbiani e i figli Giovanni e Paolo (1791 - 1798)
05/03: privata scrittura e conto del massaro Domenico Cattò per l'affitto dei terreni Cesmo e Costa a Besazio (1794 - 1801)
05/04: contratto fra Paolo Francesco Rossi e il massaro Carlo Francesco Vassalli per il terreno Viras, a Meride e proventi ricevuti nelle successive annate (1792 - 1808)
05/05: conti e contratti riguardanti diversi terreni situati a Besazio e affidati successivamente ai massari Roncoroni, Pocobelli, Allio, Zoppi, Realini ; con una “memoria per sapermi regolare coi mezzadri riguardo alla decima pagata al curato di Besazio” (1804 - 1813)
05/06: conti e contratti con i massari Robbiani e Zoppi ; affitti, giornate di lavoro, e dei prodotti delle colture e della vigna ricevuti secondo quanto stabilito dal contratto di mezzadria. Decime dovute in territorio di Besazio (1810 - 1817)
05/07: contratto fra Paolo Francesco Rossi ed i fratelli Francesco e Luigi Zoppi e conti di dare e avere con i massari (1793 - 1835)
05/08: conti con i massari Quattropani e dettaglio dei fitti e dei prodotti ricevuti (1816 - 1820)
05/09: memorie, annotazioni e conti riguardanti diversi massari (1811 - 1816)
05/10: conti con il massaro Realini (1811 - 1842)
05/11: conti con il massaro Santino Pagani (1832 - 1838)
5/12: conti con i massari Francesco Robbiani di Arzo, Cattò di Besazio, fratelli Zoppi e Giovanni Fontana di Besazio
"Supplica al Ill.mo e Rev.dmo Monsignor Vescovo di Como sul legato di messe istituito dal fu G. Filippo Ferrari morto a Cagliari" dove si chiede che una parte delle messe da celebrarsi in Mendrisio sia assegnata alla parrocchia di Arzo, dove la famiglia aveva le sue origini e come aiuto al parroco Realini che si trova in difficoltà economiche. La domanda non venne accolta.
Contenuto:
- copia della lettera del 23 nov. 1852 di Giacomo Ant. Rossi (redatta dal fratello Cristoforo Rossi) e minute (calligr. sconosciuta) con annotazioni di G. A. Rossi.
- copia della lettera al vescovo del 23 nov. 1852 di Giacomo Ant. Rossi, seguita dalla risposta del vescovo Carlo [Romanò] delegato apostolico, eseguita dalla cancelleria episcopale di Como il 31.3.1852
Il notaio Giacomo Antonio Rossi nomina suo procuratore speciale il fratello notaio Cristoforo, perché si occupi della vendita di alcuni beni immobili compresi nell'eredità di Filippo Ferrari a lui destinata. Copia del rogito 627 del 24 nov. 1851 notaio Bartolomeo Vassalli di Riva S. Vitale, autentificata dal notaio.
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