controversie

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Codice

Note relative all'ambito

  • Nel linguaggio giuridico, le questioni su cui vertono le discussioni delle parti contendenti che possono anche sfociare o configurarsi in una lite giudiziaria.

Note sulla fonte

  • Thesaurus del nuovo soggettario. Bib. nazionale centrale di Firenze (online) - http://thes.bncf.firenze.sbn.it/index.html
  • id:17006

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    Termini gerarchici

    controversie

    BT (termine più generale) Attività

    controversie

      Termini equivalenti

      controversie

      • UF (termine non preferito) contenziosi
      • UF (termine non preferito) controversie giuridiche
      • UF (termine non preferito) liti giudiziarie

      Termini associati

      controversie

      35 Descrizione archivistica risultati per controversie

      35 risultati correlati direttamente Escludi termini specifici (subordinati)
      Don Gaetano Perucchi fu Luigi, di Stabio
      CH AFR AN.Serie B.c.04 · Unità archivistica · 1852-1886
      Parte di Fondo Antonio Rossi

      Il notaio Antonio è il procuratore del sacerdote Gaetano Perucchi fu Luigi, di Stabio, per conto del quale conduce una lunga vertenza giudiziaria con la cognata Anna Ferrari ved. di Ignazio Perucchi, relativa all'eredità del defunto. Durante più di 10 anni le parti in causa si scambiano accuse e intentano cause presso il tribunale civile di Mendrisio. Il fasc. contiene copie delle decisioni giudiziarie, convocazioni presso i tribunali, convenzioni fra le parti. Sono pure presenti vari documenti riguardanti il sacerdote e in particolare:
      la costituzione del patrimonio ecclesiastico del chierico Gaetano Perucchi, garantito dal padre Luigi (rogito Giov. Induni, Stabio 20.1.1858) ; spese per i funerali di Ignazio Perucchi (4.3.1877) ; estratti di nascita e morte di familiari Perucchi ; note di spese e annotazioni dell'avv. Antonio Rossi.

      Senza titolo
      CH AFR RA.Serie A.b.24 · Unità archivistica · 1942
      Parte di Fondo Raimondo Rossi

      Nel 1941 R. Rossi concede un taglio di bosco sul suo fondo Vedesina-Pradaccio in territorio di Clivio (Saltrio, Italia) ad Antonio Rinaldi.
      Il contratto è una semplice dicharazione senza misurazioni esatte. Di conseguenza il Rinaldi taglia un settore appartenente ad un altro proprietario. Dovendolo rimborsare si rivolge a R. Rossi che però rifiuta di risarcirlo. Il fasc. contiene la corrispondenza e alcune riproduzioni approssimative del mappale.

      Senza titolo
      CH AFR RA.Serie B.03 · Unità archivistica · 1945-1950
      Parte di Fondo Raimondo Rossi

      Con testamento olografo del 5 gen. 1945, pubblicato il 21 giu 1945 dal notaio Raimondo Rossi, Elvira Gandini vedova di Valentino Rossi di Arzo (ramo detto Rossi dell Testore), senza figli, lascia l'usufrutto dei suoi beni al fratello e l'eredità a più di una decina di nipoti e pronipoti. Il notaio abbandona il mandato nel 1946 in favore dello studio Maspoli-Noseda di Chiasso, in seguito a disaccordi fra gli eredi sulla soluzione da lui proposta. La vertenza sul testamento si protrae per diversi anni (1945-1950). R. Rossi è comunque ancora sollecitato da vari eredi, curatori e avvocati. Il fascicolo contiene la sua corrispondenza e le sue note.

      Senza titolo
      CH AFR RA.Serie A.d.06 · Unità archivistica · 1931-1940
      Parte di Fondo Raimondo Rossi

      Contenuto:
      Periodo 1931-32, 1934-35, 1937-1940. Corrispondenza di Raimondo Rossi con la sorella Caterina Bustelli, con Carlo Bustelli, con il nipote Lino Bustelli, con Ida Bustelli Sulmoni e famiglia ; corrispondenza diversa con terzi riguardo alla famiglia Bustelli Rossi ; corrispondenza relativa alla malattia e alla morte del nipote Antonio Bustelli ; ultima corrispondenza con la sorella Caterina durante la sua malattia ; documenti riguardanti la sua morte (estate-autunno 1935); corrispondenza riguardante Lino Bustelli e Giuseppina Dall'Oro Bustelli (1937-1940).

      Senza titolo
      CH AFR PF.Serie C.c.05 · Unità archivistica · 1821-1824
      Parte di Fondo Paolo Francesco Rossi

      Negli anni 1820-1824 si svolge un contenzioso fra la Municipalità di Riva S. Vitale per la quale risponde il sindaco Francesco Vassalli ed alcuni cittadini che si ritengono ingiustamente esclusi dall'assemblea comunale e che reclamano la lori iscrizione sul registro dei cittadini attivi. Il giudice di pace del circolo di Riva é chiamato a risolvere la controversia. Sollecitati da tutte le parti il Commissario di Governo e il Landamano e Consiglio di Stato intervengono più volte per ribadire le competenze di ciascuna delle parti e per incitare il giudice di pace ad agire con solerzia, fino alla sospensione delle assemblee comunali.
      Il fasc. comprende la corrispondenza in entrata del Giudice di pace del circolo di Riva, parte delle minute delle sue risposte e altra corrispondenza riferita a fatti avvenuti nel comune di Riva S. Vitale.

      Senza titolo
      Reclami relativi agli anni 1821 e 1822
      CH AFR PF.Serie C.c.05.01. · Sottofascicolo · 1821-1822
      Parte di Fondo Paolo Francesco Rossi

      Contestazioni dei cittadini Giuseppe Vassalli della Gada figlio di Vitale, Clemente Vassalli di Michele, Primo e Pietro Battista Bernasconi [et al.] ; corrisp. con il sindaco di Riva S. Vitale Francesco Vassalli e con il Commissario di Governo G.B. Rusca.

      Senza titolo
      CH AFR GA.FE.Serie A.f.16 · Unità documentaria · ca 1710-1733
      Parte di Fondo Giacomo Antonio Rossi

      Minuta di una lettera con molte correzioni, non datata, non firmata, destinata a un'autorità religiosa alla quale lo scrivente si rivolge con la formula "V.S. Il.ma e Rev.ma" , chiedendo di intervenire presso il sacerdote Francesco Ferrari, per indurlo a non ostacolare il passaggio su una strada campestre, che spetterebbe di diritto al cugino Giuseppe Ferrari. L›intervento viene richiesto al fine di scongiurare un ricorso presso il Capitano Reggente di Lugano. Sul verso del f. la nota: "Lra per Sr. Gius. Ferraris d'Arzo".
      Le persone citate sono molto probabilmente Giuseppe Maria Ferrari figlio di Simone (1674 – 1751) e il cugino germano rev. Francesco Maria figlio di Stefano (1688-1772). Il redattore potrebbe essere un notaio, poichè definisce Giuseppe Ferrari d'Arzo "suo cliente". Databile al primo terzo del Settecento, prima che Giuseppe Ferrari si trasferisse a Mendrisio (1733 ca).

      Senza titolo
      Amministrazione Filippo Ferrari
      CH AFR GA.FE.Serie D · Serie · 1815-1864
      Parte di Fondo Giacomo Antonio Rossi

      Beni immobili e mobili di Filippo Ferrari, figlio di Giuseppe Simone e Maddalena Torriani, nato Venezia nel 1780 e morto a Cagliari nel 1851 dove risiedeva. L'amministrazione dei suoi beni in territorio ticinese (fondi agricoli, masserie e capitali), essenzialmente frutto dell'eredità paterna e materna venne affidata al lontano cugino notaio Giacomo Antonio Rossi. La documentazione è frammentaria. Si distinguono registri e conti, l'amministrazione delle masserie e quanto riguarda l'amministrazione dei capitali dati o ricevuti in prestito. L'insieme è da collegare alla corrispondenza con il notaio Rossi al quale Filippo Ferrari domandava mensilmente notizie e resoconti dei suoi beni e investimenti, e nella quale si precisano nel dettaglio entrate e spese o riferimenti a eventi associati ai documenti amministrativi.

      Senza titolo
      Eredi Grimaldi Pollini
      CH AFR GA.FE.Serie E · Serie · 1824-1851
      Parte di Fondo Giacomo Antonio Rossi

      Il 30 sett. 1820 moriva a Cagliari il conte Gaetano Pollini , originario di Mendrisio (Svizzera) e da vent'anni vedovo di Giulia Ferrari fu Giuseppe. Lasciava come eredi i figli Francesco che ereditava il titolo di conte, Giovanni Battista e Giuseppe (detto Peppino), la figlia Margherita maritata de Cesaroni e gli eredi della figlia defunta Maddalena maritata con il cavaliere Antonio Grimaldi di Catania (da cui il nome Grimaldi Pollini usato dai figli). Il figlio Enrico e le figlie Antonia e Giulia Grimaldi erano ancora minorenni e vennero rappresentati dal padre e dallo zio Filippo Ferrari, nominato procuratore generale dei Grimaldi per ovviare alla distanza che separava le famiglie e svolgere tutte le pratiche necessarie alla divisione. Le carte non contengono gli inventari dei beni del conte, che erano considerevoli in Sardegna e in territorio svizzero a Mendrisio e dintorni, né una distinta di quanto dovesse spettare ai Grimaldi, ma dalle lettere di Filippo Ferrari e di Antonio Grimaldi con il notaio Rossi risulta che le relazioni con gli zii Pollini, che gestivano la massa ereditaria, era assai teso. Il cav. Grimaldi li accusava di amministrare in modo disinvolto il patrimonio, di mancati riscontri sulle rendite e le proprietà da dividere e implicitamente di ledere gli interessi dei figli. In questo contesto la divisione ereditaria si protrasse fino al 1827 anno in cui finalmente venne rogato l'atto di divisione a Cagliari (13 luglio 1827) che non è presente in queste carte. Fra il 1827 e il 1828 il notaio G. A. Rossi ricevette due mandati dai Grimaldi per rappresentarli in Svizzera, allo scopo di finalizzare la divisione delle proprietà, dissipare i malintesi riguardanti gli interessi sulla massa ereditaria e, successivamente, di compiere tutti gli atti necessari a riscuotere i crediti e vendere i beni ereditati in Svizzera, che i Grimaldi desideravano al più presto trasformare in capitali da rimpatriare in Sicilia. Le liste e inventari sommari di quanto fosse stato assegnato ai Grimaldi, compresi alcuni crediti di difficile riscossione, suggeriscono che la divisione avvenne piuttosto a svantaggio della famiglia.

      Senza titolo
      CH AFR AN.Serie A.c.13 · Unità archivistica · 1880-1892
      Parte di Fondo Antonio Rossi

      I fratelli Antonio e Raimondo Modesto prestano al ragioniere Filippo Stabile di Milano l'ingente somma di L. 25'000 milanesi (in monete d'oro) probabilmente negli anni 1870 e in ragione del legame di amicizia con l'avv. Antonio. Da quanto si apprende dalle poche lettere conservate, l'uomo era al servizio di una nobile famiglia di Milano, i conti Pullé. In seguito ad una malattia muscolare cronica che gli causa dolori e difficoltà di ambulazione rimane semi-invalido e per questa ragione sarebbe stato licenziato nel 1879. Si intuisce un rag. Stabile in affanno, incapace di rimborsare l'amico dovendo sostenere economicamente un figlio malato ed un altro disoccupato.Irregolarmente invia piccole somme di 50 o 100 Lire, oppure paga con dello zolfo che i Rossi dovevano usare per la disinfezione delle bachicolture (non si capisce da dove Stabile tragga il possesso di questo materiale).
      Muore senza aver rimborsato quasi nulla, cosa che nemmeno i suoi eredi sembrano in grado di fare. L'avvocato Antonio si rivolge allora ad un avvocato milanese, Giovanni Tacconi, che però non gli lascia molte speranze di recuperare la somma. Il fasc. contiene le lettere del rag. Stabile ad Antonio Rossi e la corrispondenza di quest'ultimo con l'avvocato Tacconi.Dopo la morte di Antonio si notano anche interventi del figlio avv, Raimondo Rossi che paga gli avvocati e cerca invano di recuperare parte del capitale.

      Senza titolo