I fratelli Giuseppe e Domenico Ferrari volevano effettuare alcune modifiche alla loro casa situata di fronte alla chiesa di Arzo, dopo la morte del fratello sacerdote Stefano Antonio, già parroco di Arzo. I lavori di innalzamento dei muri suscitarono l'opposizione della Chiesa. Dopo diverse ingiunzioni da parte del vicario foraneo della diocesi di Como e del capitano reggente di Lugano, per far cessare la costruzione, la vertenza finì con un arbitrato nel 1725-1726. Un secolo più tardi, nel 1856, la casa era passata nelle mani di Domenico Canzani. Alla sua morte venne pubblicata una grida per l'eredità a beneficio d'inventario, che riaffermò la servitù verso la Chiesa parrocchiale, che impediva ogni ulteriore trasformazione e innalzamento.
Il fasc. contiene:
• Disegno planimetrico dell'interno della chiesa di Arzo e dell'area circostante (casa Ferrari), ca. 1720
• Esposizione dei fratelli Ferrari davanti al lod. Sindacato di Lugano in favore della loro fabbrica (17 ago. 1720)
• Dichiarazioni e sentenze del Landamano Beroldingen (17 e 27 ago. 1720; testi in tedesco)
• Intimazioni del reggente capitano di Lugano ai flli. Ferrari, per la cessazione della fabbrica (giu.-set. 1720)
• Intimazioni del vicario foraneo della diocesi di Como ai flli Ferrari in difesa della Chiesa di Arzo
• Arbitrato del Capitano reggente di Lugano (24-27 lug. 1725)
• Aggiustamento finale tra la Ven.da chiesa parrocchiale e i fratelli Ferrari (3 gen. 1726, notaio Giovanni Oldelli di Meride)
• Conferma della servitù sulla ex-casa Ferrari ora degli eredi fu Domenico Canzani (17 ott. 1856, Cristoforo Rossi notaio e sindaco di Arzo)