La serie contiene scritture private e copie di atti notarili che riguardano gli antenati Ferrari di Arzo, discendenti dal capostipite Domenico di Simeone (morto ca 1602). Le carte sono frammentarie e riguardano testamenti, divisioni e liquidazioni ereditarie, doti, atti di compravendita e cessioni di crediti, nel periodo compreso fra la fine del sec. XVI e la seconda metà del sec. XVII. I documenti si riferiscono principalmente a Simone Ferrari figlio di Domenico (ca 1555-1628) e ai figli Giovan Maria (1580-1650), Antonio, parroco di Arzo (1672-1716) e Stefano (1585-1653) e al nipote di Stefano, Giuseppe Maria Ferrari (1674-1751) che si stabilì a Mendrisio attorno al 1730 e al quale si deve verosimilmente la conservazione di queste carte. Da rilevare la scrittura matrimoniale del dicembre 1660 fra Simone Ferrari, di Stefano (1634-~1696) e Caterina Rossi del Paolino, di Francesco (n. 1636), genitori di Giuseppe Maria Ferrari, il cui matrimonio, celebrato ad Arzo il 25 gennaio 1661, sancì la parentela con il notaio Giacomo Antonio Rossi.
Rossi, Giacomo AntonioFascicolo raccolto dal notaio Cristoforo Rossi che agiva come procuratore del fratello, avvolto in una fascetta di carta con il seguente testo: "Carte intorno alla pendenza di conti dare ed avere fra il falegname Carlo Bernasconi di Mendrisio e il not. Giacomo Ant. Rossi di Arzo erede del sign. q. F. Ferrari di Mendrisio, finalmente deciso da arbitri in pagamento e saldo d'ogni suo avere a Bernasconi. In giugno 1857". Fatture per lavori eseguiti dal falegname in casa Ferrari e nella masseria durante più di 20 anni.
Rossi, Giacomo AntonioCollezione di fatture, preventivi e dettagli dei costi per lavori di riattazione e manutenzione nella casa paterna e in alcune delle case masserizie o d'affitto, con riassunto della condivisione delle spese fra fratello e sorella. Nel 1911, alla morte della madre, Raimondo e la sorella Caterina mantengono per un certo periodo la sostanza indivisa ma cominciano ad effettuare spese in comune per la casa che sarà poi ripartita in ragione di 2/3 a Raimondo e 1/3 a Caterina, già sposata con Carlo Bustelli. Nel medesimo periodo sono anche effettuate riparazioni e riattazioni in alcune case affittate ai massari (Besazio in particolare) e a commercianti (come nel caso della proprietà detta Canton Là dove si esisteva un negozio di alimentari e panetteria), spese in parte a carico del solo Raimondo.
Rossi, RaimondoNel 1898 R. Rossi prepara un contratto per la costruzione di una casa masserizia con stalla nel terreno detto Bonaga, dove già si trovano una stalla e una casa. Si prevede una casa di 10 m d'altezza. Il contratto specifica il tipo di materiale da utilizzare (mattoni, pietre, sabbia, tegole etc.) che il proprietario esige di prima qualità. R. Rossi incarica il cognato Carlo Bustelli di sorvegliare i lavori e di gestire le incombenze amministrative. Il fasc. contiene un progetto di contratto, il contratto e i preventivi del costruttore Giuseppe Molinari, nonchè del falegname Angelo Ferrario e del costruttore di ferramenta Antonio Torriani, tutti di Mendrisio. La costruzione cominciò nel giugno 1898 e si terminò l'anno seguente ad inizio novembre.
Rossi, RaimondoFatture di fornitori che spaziano dal falegname al farmacista, dal sarto al commerciante che fornisce anche servizi. Da notare le fatture riguardanti febbraio 1869, immediatamente dopo il matrimonio con Antonietta Formenti, che testimoniano l'acquisto e la trasformazione di gioielli (Oreficeria Corbella, Milano) e l'acquisto di due piccoli mobili tutt'ora conservati nella casa di famiglia.
Inoltre una fattura non datata di Bartolomeo Ceppi, artigiano falegname o uomo tuttofare, segnala varie riparazioni nella casa di abitazione e di "aver fatto la granda porta dentrada".
Costruzione nel 1898 della casa masserizia sul fondo Bonaga e successiva vendita nel 1933.
Rossi, RaimondoAlcuni atti notarili eseguiti fra il 1583 e i primi decenni del 1600 e purtroppo in cattivo stato. Riguardano le divisioni e le compravendite che formarono la sostanza assai importante dei fratelli Simone e Andrea Ferrari, del fu Domenico e dei loro figli. Sostanza che si trasmetterà in parte ai Ferrari delle generazioni successive. Il padre Domenico Ferrari e lo zio Giovanni Maria, figli di Simone (deceduto già nel 1567) erano attivi come magistri lapicidi fra il 1560 e il 1600 circa, lavorando anche per diversi decenni per la Fabbrica del duomo di Milano. Giovanni Maria morì poco dopo aver diviso la società con il fratello (1586) e Domenico morì verosimilmente nel 1602. I discendenti, Giovanni Antonio figlio di Giovanni Maria, Simone e Andrea, figli di Domenico, che già lavoravano con loro, continuarono l'attività di scalpellini e marmisti. Simone (ca 1555-1628) risulta essere l'antenato in linea diretta della famiglia Ferrari che si trasferì a Mendrisio ad inizio 1700, con Giuseppe Maria, che conservò e fece fruttare i beni di famiglia ereditati.
Rossi, Giacomo AntonioGiuseppe Ferrari fu Giuseppe possiede una masseria con terreno a Bisio in territorio di Balerna. Deve annualmente al comune la taglia che paga in denari e in natura. Nel fasc. anche fatture per lavori fatti eseguire dal massaro di Bisio.
Rossi, Giacomo Antonio