Beni immobili e mobili di Filippo Ferrari, figlio di Giuseppe Simone e Maddalena Torriani, nato Venezia nel 1780 e morto a Cagliari nel 1851 dove risiedeva. L'amministrazione dei suoi beni in territorio ticinese (fondi agricoli, masserie e capitali), essenzialmente frutto dell'eredità paterna e materna venne affidata al lontano cugino notaio Giacomo Antonio Rossi. La documentazione è frammentaria. Si distinguono registri e conti, l'amministrazione delle masserie e quanto riguarda l'amministrazione dei capitali dati o ricevuti in prestito. L'insieme è da collegare alla corrispondenza con il notaio Rossi al quale Filippo Ferrari domandava mensilmente notizie e resoconti dei suoi beni e investimenti, e nella quale si precisano nel dettaglio entrate e spese o riferimenti a eventi associati ai documenti amministrativi.
Rossi, Giacomo AntonioIl sub-fondo è composto da documenti a volte assai frammentari, che coprono un periodo di più di due secoli, dalla fine del Cinquecento alla prima metà dell'Ottocento, e che riguardano i possedimenti (fondi e capitali) acquisiti nel tempo dagli antenati di Filippo Ferrari (1780-1851), figlio di Giuseppe Simone (1734-1813) e di Maddalena Torriani (1741-1824), ultimo discendente di questa famiglia originaria di Arzo e stabilita a Mendrisio verso il 1733. I Ferrari di Arzo potrebbero essere stati in origine un'unica famiglia, che si divise poi in vari rami. Il ramo dei Ferrari di Mendrisio ha come capostipite Stefano figlio di Simone e si imparentò con i Rossi del Paolino, per cui si comprende il legame fra "cugini" seppur lontani che persistette fra Filippo Ferrari e il notaio Giacomo Antonio Rossi.
Le carte più antiche (fine del sec. XVI - sec. XVIII) riguardano in gran parte atti di compravendita, concessioni di prestiti a terzi, sottoscrizioni di pegni per l'ottenimento di capitali, atti di fine ereditaria delle figlie sposate, doti, testamenti. La parte più consistente del sub-fondo riguarda il sec. XIX dopo la morte di Giuseppe Simone Ferrari nel 1813 e soprattutto dopo la morte della moglie Maddalena Torriani nel 1824, quando interviene il notaio Giacomo Antonio Rossi nella cura degli affari della famiglia. Il notaio Rossi fu in seguito il procuratore generale dell'erede Filippo Ferrari che risiedeva a Cagliari e che non tornò mai in Ticino. Filippo fece testamento nominando suo erede universale il cugino notaio. Anche nel periodo ottocentesco la documentazione si riassume ad atti che riguardano i possedimenti Ferrari in Ticino e nel territorio di Como, e la loro amministrazione. Una parte importante dei documenti di questo periodo riguarda la corrispondenza di Filippo con il notaio Rossi, che ruota essenzialmente attorno all'amministrazione dei fondi e alla riscossione dei fitti con le frequenti richieste di invio di denaro da parte di Filippo. Vengono anche descritte le non sempre facili relazioni fra Filippo e il cugino Giovanni Torriani, che venne ospitato e mantenuto a Cagliari per parecchio tempo, e le relazioni con i nipoti Grimaldi e Pollini, eredi del conte Gaetano Pollini, originario di Mendrisio.
Il sub-fondo contiene inoltre due serie particolari: la prima riguarda i beni del canonico Carlo Felice Quartironi di Mendrisio, che lasciò per motivi ignoti la sua eredità a Giuseppe Simone Ferrari, il quale assunse il cognome Ferrari-Quartironi. La seconda è costituita dalla corrispondenza e vari atti di vendita riguardanti il cugino Giovanni Torriani che doveva a Filippo Ferrari ingenti somme di denaro, per estinguere le quali alienò una gran parte della sua fortuna fondiaria.
Dopo la morte di Filippo Ferrari nel 1851, la corrispondenza del notaio Rossi continuò per alcuni anni con i fratelli Torriani e le famiglie Pollini, de Cesaroni e Grimaldi Colonna, per eseguire le disposizioni testamentarie di Filippo Ferrari loro cugino, zio e prozio. Nell'ultimo decennio della sua esistenza il notaio diventato giudice del tribuanle d'appello fu sempre più occupato e si fece rappresentare dal fratello notaio Cristoforo, di cui rimangono gli interventi nelle pratiche per l'eredità e presso i creditori del fu Filippo Ferrari.
Per una migliore comprensione dei contenuti di questo subfondo e della storia di questa famiglia Ferrari, delle parentele con i Rossi del Paolino e altre famiglie che figurano nelle carte, è consigliato fare riferimento alla genealogia Ferrari-Pollini, qui allegata in formato PDF, eseguita presso l'archivio diocesano di Lugano e completata con altri dati tratti dai documenti stessi o dalle fonti secondarie citate in nota.
La serie raccoglie le carte relative all'amministrazione di beni di terzi, senza legame apparente con membri della famiglia. Da questa attività Paolo Francesco doveva ricavare dei profitti che però non risultano chiaramente dalle carte. Ciò che risulta é l'attività quotidiana di gestione di fondi agricoli, mezzadrie o prestiti per conto di notabili residenti in altri borghi oppure in Italia (Como, Milano). Per costoro Paolo Francesco eseguiva diverse attività di sorveglianza delle colture, o dei lavori di manutenzione e di riattamento degli stabili agricoli, verificava i conti dei mezzadri, anticipava somme per il pagamento delle taglie o per spese correnti.
Rossi, Paolo FrancescoAmministrazione di beni, vendite con procure, esecuzione di testamenti etc. effettuate dall'avv. Antonio.
Serie in fase d'inventario
Confessi, documenti relativi ai debitori e ai creditori, inventari, procure al notaio Rossi.
Rossi, Giacomo AntonioCorrispondenza e vari altri documenti relativi all'amministrazione della sostanza lasciata dal defunto Giovan Maria Rossi dell'Acquavita, figlio di Silvestro e di Sidonia Rossi del Paolino, zia del produttore Paolo Francesco Rossi. L'unità é stata suddivisa in sottofascicoli per distinguere vari tipi di documenti, ossia la corrispondenza fra Paolo Francesco Rossi e Giovanni Casanova curatore della ved. Rossi, seguita dalla corrispondenza con la vedova e il figlio (periodo 1786-1804 con lacune fra il 1792e il 1795) ; il testamento di Giovan Maria Rossi detto dell'Acquavita ; varie procure generali rilasciate dal defunto Giovan Maria Rossi e dai suoi eredi in favore di Sidonia Rossi e di Paolo Francesco Rossi ; attestati riguardanti Giovan Carlo Augusto Rossi ; documenti relativi all'amministrazione dei beni, come contratti agricoli, resoconti di Paolo Francesco Rossi, ricevute (confessi) per i fitti, ricavati dei fondi e cambiali destinate a Dresda.
Avvenimenti : Giovan Maria Rossi detti del Acquavita, marmista, emigra a Dresda fra la fine del 1768 e l'inizio del 1769, dove già si trovava lo scultore arzese Andrea Salvatore Aglio. Lascia alla madre una procura che le attribuisce l'usufrutto di tutti i suoi beni mobili e immobili. A Dresda Giovan Maria riesce ad ottenere un posto di marmista alla corte del Principe Elettore di Sassonia. Si sposa con Sofia Elisabetta Neitlingin dalla quale avrà un figlio. Muore nel giugno del 1786 di tisi, o più probabilmente di silicosi, dopo aver rilasciato una procura per l'amministrazione dei suoi beni al cugino Paolo Francesco, e nominato nel suo testamento eredi universali la moglie ed il figlio di tre anni, Johannes Karl Augustus, che sarà affidato ad un tutore. Fino alla maggiore età del cugino, Paolo Francesco Rossi amministra i fondi e i capitali degli eredi in territorio di Arzo e Saltrio e intrattiene una regolare corrispondenza con i cugini di Dresda, inviando annualmente i ricavati dei fondi agricoli tramite mercanti e banchieri e malgrado le difficoltà dovute alle guerre e alle carestie. Nel 1801Giovan Carlo Augusto si rende ad Arzo allo scopo di ricevere l'attestato ufficiale di maggiore étà che gli permetterà di disporre liberamente della sua sostanza. Nel 1804 muore la madre Sofia Elisabetta e tutti i beni situati in Svizzera sono venduti per far fronte ai debiti contratti negli anni. La corrispondenza si interrompe a quel momento.
Rossi, Paolo FrancescoAngela Chicherio (1890 - 1967) figlia di Silvio é ancora bambina quando i genitori muoiono a pochi anni di distanza (1897, 1901). Il cognato Raimondo Rossi diventa curatore suo e dei fratelli e sorelle minorenni Vincenzo, Maria, Ernesto, Luigi. Angela entra nel collegio delle suore domenicane St. Agnès di Lucerna verso il 1908 dove poi resterà come novizia e suora. Durante la Prima guerra mondiale soggiornerà per diversi anni nei conventi delle Domenicane in Belgio e in Francia come si vede dalla corrispondenza.
R. Rossi amministra il suo capitale quando è minorenne e in seguito anche dopo la sua maggiore età, fino al 1920 quando la dote e buona parte del capitale ereditato dai genitori vengono trasferiti alla congregazione, in occasione del pronunciamento dei voti definitivi. R. Rossi amministrerà ancora un piccolo capitale che consegnerà nel 1933 al convento di Lucerna. Contenuto distribuito in due sottofascicoli: corrispondenza fra R. Rossi e suor Angela, dove vengono scambiate notizie sulla famiglia, sugli avvenimenti e sulla gestione del patrimonio (1911-1937) ; corrispondenza di R. Rossi con i familiari Chicherio, le amministrazioni pubbliche, la Madre Superiora del convento di Lucerna, alla quale invia i rendiconti annuali della gestione patrimoniale, doc. vari riguardanti il fisco, note spese per l'educazione di Angela, gestione del conto titoli della Società Bancaria ticinese (1908-1938)
Giovanni Battista Pogliani e la moglie Teresa Porta Maranesi, erede della metà del patronato di Santa Maria Nuova in Borgo di Vico in territorio di Como, amministrano i fondi del beneficio anche a nome di Giovanni Battista Torriani, che aveva acquistato l'altra metà del patronato dalle sorelle Bosia di Mendrisio. Gli amministratori redigono i conti dare e avere fra i patroni, e corrispondono con G.B. Torriani riferendo l'andamento dei raccolti, delle vendite e degli obblighi inerenti al patronato. La documentazione è frammentaria e riguarda i conti del 1801, 1804 e 1809, il conto della raccolta 1812 con una memoria sulle messe celebrate in S. Maria Nuova (per obbligo legato al patronato).
Rossi, Giacomo Antonio