Fascioletto contenete le minute di due lettere scritte da Giovanni Battista Torriani : "Lettera scritta al nipote Ferrari in data del 26 feb. 1814" [seguita da] "Li 25 feb. 1814, Lettera scritta al Sr. Conte Polini".
Giovanni Battista Torriani, zio di Filippo Ferrari, si prodiga in consigli per arrivare ad una conciliazione fra Filippo e il cognato conte Gaetano Pollini, marito della defunta sorella Giulia. Torriani scrive al nipote Filippo perchè preoccupato da quanto ha appreso riguardo ad un conto spese di oltre 60'000 scudi sardi che Filippo avrebbe presentato al cognato Pollini dopo che costui gli aveva affidato dei negozi. Torriani esprime la sua contrarietà per quanto ha appreso e rimprovera il nipote per essere poco esplicito nelle sue lettere. Scrive poi a Gaetano Pollini, per avere notizie precise e conferma dell'accaduto, nel qual caso raccomanda che venga trovata un'intesa.
Su questa vicenda, esiste un documenti nell'archivio di stato di Cagliari: la descrizione dell'unità archivistica accessibile via l'inventario elettronico dei fondi dice: «Si nomina il Giudice della Reale Udienza don Rafaele Valentino-Pilo a delegato speciale per trattare in via sommaria ed economica un amichevole accomodamento sulle differenze insorte tra il detto Pollini ed il di lui cognato Filippo Ferrari».
La zia Emilia Formenti sposata con il magiastrato Carlo Rosnati e sua figlia Nina sposata con Guglielmo Gaspari scrivono ad Antonietta e al marito Antonio nel periodo precedente e seguente la tragica scomparsa di Carlo Rosnati, presidente del tribunale civile e correzionale di Varese, morto ad Arzo l'11 giugno 1882. Il fasc. contiene l'estratto di morte del Rosnati firmato da Antonio Rossi allora sindaco del paese.
Rossi, Antonio, avvocatoContenuto:
- 1820, 12 mar.: il commissario G.B. Rusca per ordine del Consiglio di Stato domanda che si notifichino i sudditi del Ré di Spagna e i militari svizzeri al di lui servizio, anche se congedati, dimoranti nel distretto;
- 1821, 2 mar.: introduzione e dimora dei forestieri nel cantone; ricevuta con le firme dei sindaci di Riva, Meride, Arzo, Besazio, Tremona, Rancate e Capolago;
- 1821, 19 dic.: il commissario Rusca al giudice di pace del circolo di Riva S. Vitale;
- 1822, 17 lug: disposizioni del vescovo di Como per la tenuta delle sacre funzioni;
- 1822, 6 nov.: ricevuta del trib. di Mendrisio rilasciata al giudice di Pace per la consegna di "diciassette fra chiavi e ferri fatti ad uso di grimaldelli, ossiano chiavi adulterine rinvenute a Capolago";
- 1823, 11 gen.: risoluzione del Consiglio di Stato sulla manutenzione delle strade;
- 1825, 14 ott.: circolare a stampa della cancell. di Stato ai giudici di pace perché provvedano a fornire "la nota delle variazioni successe da due anni tra li pubblici funzionari del vostro circolo" in previsione della ristampa dell'annuario del Cantone.
- [non datato ]: lettera del Citt. Molinari al giudice di Pace, per richiedere una seduta di conciliazone per una vertenza con il citt. Giov. Maria Rossi di Arzo (sul retro annotazioni con calligr. del notaio G. A. Rossi)
Il procuratore Diego Maderni, a nome di Maria Lucia e Lucrezia ambedue Ferrari e di Lucrezia Rossi, tutte di Arzo, domanda al Sindacato di Lugano di liberarle dalla pena corporale consistente "di stare con candela accesa in mano per lo spazio di un hora accanto alla Chiesa parrocchiale d'Arzo in giorno di domenica", per aver insultato e aggredito con pugni e una "zoccola in faccia" Maria Maddalena Rossi. Il verdetto le condanna al pagamento di 50 scudi ciascuna ma le libera dalla pena corporale, mentre non vengono accolte le pretese di risarcimento avanzate da Lucia Fossati, madre della vittima "a riguardo che questa ha datta la causa alla rissa seguita". In In due esemplari con leggere differenze nel testo, firmate C. M. Beroldingen [Karl Mauritz Berlodingen], 22 agosto 1716.
Sul dorso delle copie figura la frase: "Liberatione di Maria Lucia e di Lucrecia figlia di Steffano".
Il taccuino contiene la distinta di pagamenti fatti o ricevuti per la famiglia o per conto di terzi, le entrate dovute agli affitti di terreni come pure le spese per l'economia domestica. A due riprese (ff. 2 e 7) si nota il nome di Cristoforo Rossi come scrivente o creditore, fatto che aggiunto alla calligrafia permette di attribuire il taccuino a Cristoforo Antonio Rossi, zio di Paolo Francesco. La calligrafia é simile a quelle riscontrate nei vari libri di conto tenuti da zio e nipote. Negli ultimi fogli sono elencati i pagamenti fatti al calzolaio Giuseppe Eleni (?) negli anni 1758-1764 per la riparazione e la fabbricazione di calzature destinate ai membri della famiglia Rossi del Paolino ; si identificano in particolare i bambini Pauolino (Paolo Francesco) e le sorelle Maria Elisabetta, Marta, Maria Eufrosina.
Rossi, Paolo FrancescoPaolo Francesco Rossi annota più volte al mese e per ogni anno fino al 1796 i crediti e i debiti che riguardano l'attività del mezzadro Francesco Robbiani, che in quegli anni coltiva terreni a Arzo (La Pinta) e a Besazio (La Costa, Minaso) e dei mezzadri Giuseppe e Paolo Riva che coltivano il terreno detto “la Murgaleta”, probabilmente situato ad Arzo. Per uno stesso periodo le scritture sono riportate su due pagine a fronte: a sinistra i crediti del mezzadro e a destra i debiti che costui accumula verso il padrone. Nel dettaglio, si tratta essenzialmente di anticipi di spesa in contanti che il mezzadro riceve per l'acquisto di sementi, attrezzi o spese per il bestiame. I crediti vantati verso il padrone sono essenzialmente giornate di lavoro sulla proprietà padronale, destinati a rimborsare gli anticipi ricevuti. Il saldo é sempre negativo a svantaggio del mezzadro.
Un foglio isolato (non cucito) alla fine del libro, riporta due conti saldati per il 1796 , dei massari Battista Pagani e Francesco Zoppi e una nota di giornate di lavoro fatte da Giovannino Robbiani.
Il libretto ha un certo interesse per la storia della famiglia Rossi del Paolino e i legami di parentela con altre fam. Rossi e Gamba. Sidonia Rossi é la sorella di Giacomo Ant. e Cristoforo Ant. rispettivamente padre e zio di Paolo Francesco Rossi. Sidonia sposa Silvestro Rossi dell'Acquavita: di loro si conoscono due figli maschi, deceduti prima della madre : Antonio sposato con Marta Lucia (cognome sconosciuto), da cui Silvestro, Giovanni Antonio e Felice ; e Giovanni Maria sposato con Sofia Elisabetta Neidlingin, residente a Dresda e marmorino alla corte del principe di Sassonia, da cui Johannes Karl Augustus.
Rimasta vedova, Sidonia affida al nipote Paolo Francesco la conduzione dei suoi affari. Paolo Francesco annota regolarmente nel libretto le entrate (in prodotti e affitti) provenienti dai terreni di Sidonia, nel territorio di Arzo e dintorni. Oltre ai resoconti delle entrate, il quaderno riporta le spese anticipate e i rimborsi che il nipote effettua durante gli ultimi anni di vita della zia (spese per le taglie e spese correnti per la casa), dalle quali si possono dedurre alcune parentele con altre famiglie di Arzo. Le scritture nel libretto non sono in perfetto ordine cronologico: spesso, fra le scritture di un determinato periodo, si trovano delle "memorie" che giustificano spese effettuate anteriormente. Molti ff. sono vuoti. Sull'ultimo f. del libro si trova una memoria riguardante la morte di Sidonia Rossi. Da rilevare (per la storia della famiglia) le scritture che riguardano la ripartizione fra gli eredi di Sidonia di somme ricavate dalla vendita di marmo di Sarravezza e marmo "occhialino" agli scultori Marchesi di Saltrio e Albuzzi di Clivio. Marmo che era stato acquistato dai figli di Sidonia, Antonio e Giovan Maria, artigiani marmisti.
Sidonia muore il 17 marzo 1795, e Paolo Francesco nota le spese sostenute per adempiere alle volontà testamentarie della zia, continuando ad usare lo stesso libretto.
ll notaio Venanzio Rusconi di Tremona allestisce gli inventari e si occupa della divisione fra gli eredi ; essendo deceduti ambedue i figli Antonio e Giovanni Maria, rimangono i loro discendenti e in particolare il figlio minorenne di Giovan Maria a Dresda. Paolo Francesco intrattiene una fitta corrispondenza con i cugini di Dresda, ritrovata separata e registrata in un altro fascicolo ; tracce di questi scambi si ritrovano nelle spese di affrancatura che Paolo Francesco riporta nel libretto. A più riprese, per mezzo di intermediari a Como, egli invia loro le somme frutto delle rendite agricole che hanno ereditato. Nell'agosto del 1801 Paolo Francesco accoglie ad Arzo il cugino Johannes Karl Augustus, per farlo dichiarare maggiorenne davanti al Tribunale distrettuale di Lugano, come egli annota ancora nel libretto. Due documenti, rinvenuti fra le carte sparse di Paolo Francesco, confermano questa visita : una ricevuta del 1801 (in tedesco) per del denaro ricevuto dal cugino Paolo Francesco, firmata Johann Karl Augustus ; e una lettera da Dresda di Sofia Elisabetta, che ringrazia per l'accoglienza riservata al figlio. I documenti sono stati allegati al registro durante l'inventario.
Pubblicazioni che trattano di argomenti religiosi, letteratura latina classica, letteratura settecentesca, opere teatrali ; alcuni testi trattano di medicina e igiene pubblica. Presenti anche alcuni almanacchi. Dalle annotazioni sui risguardi e le copertine se ne intuisce talvolta la provenienza e l’uso, in particolare nelle scuole superiori fra la fine del 1700 e la seconda metà del 1800. La collezione è assai disparata. Non sembra che nella famiglia esistesse una biblioteca strutturata, nè che si pensasse alla buona conservazione dei testi.
Rossi del Paolino (famiglia, di Arzo)Titolo sulla copertina. Titolo del frontespizio: Libro nel quale stano schriti tutti li cappitali di ist.~mi polize et altro di ragione di Cristoforo e Giacomo Rossi, qm~ Pauolo Fr.co~ di Arzo .
Sottotitolo : Tutti li capitali che nel presente Libro contengono li ò trasportati in altro Libro rinovato 1795 con la ricevuta dei fitti.
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Paolo Francesco Rossi (1761-1827) riprende all'inizio degli anni 1780 la redazione del libro di scadenze di debiti e crediti, come già fece con il “Giornale” che registrava le attività di commercio del marmo e gli affitti agricoli in comune con lo zio Cristoforo. Seguendo la datazione, questo registro inizia anteriormente al “Giornale” e copre poi quasi tutta la seconda metà del '700, ma riporta quasi esclusivamente prestiti in denaro che i due fratelli Giacomo Antonio e Cristoforo Antonio fanno ad una cinquantina di persone residenti ad Arzo, Meride, Riva S. Vitale, Mendrisio e Ligornetto, come pure ad alcuni comuni. Gli interessi sono scrupolosamente notati anno per anno, così come i pagamenti parziali e i saldi del debito. Talvolta il debitore è a sua volta creditore verso un terzo e cede il suo credito ai fratelli Rossi a titolo di parziale pagamento ; talvolta viene notato che il debito è estinto con la vendita di un bene immobile messo a garanzia. Spesso i debitori che non riescono a pagare gli interessi pagano in natura secondo le loro attività : con prodotti agricoli o con carri di legna, coppi, calce o ancora con giornate di lavoro (trasporto di merci, lucidatura di camini di marmo etc.). Per le somme importanti viene quasi sempre menzionato il rogito del notaio. Dall'indice dei nomi posto all'inizio del registro si vede come i debiti siano spesso trasmessi da padre in figlio e vengono saldati anche 20-30 anni dopo.