Lettera di una parrocchiana della chiesa di Ravecchia (Bellinzona), che sembra aver conosciuto Bianca Rossi Chicherio quando risiedeva col marito a Villino Bianca.
Rossi, RaimondoFilippo scrive alla madre Maddalena Torriani da Cagliari il 25 sett. 1813 una lunga lettera dopo la morte del padre Giuseppe, deceduto da poco . Si dice addolorato di non aver potuto riabbracciarlo prima della morte, nè di poter essere al fianco della madre per consolarla, evocando "delle circostanze imperiose" che gli impediscono di lasciare la Sardegna. Si dilunga descrivendo un suo disagio, ma senza spiegarne le cause chiaramente "per non accrescere li disgusti e rendermi anche a Lei tedioso massime in questo momento." È probabile che si riferisca alla vicenda dei suoi ingenti debiti con il cognato Gaetano Pollini, al quale aveva provocato un danno finanziario notevole, evocata in altra corrispondenza dello zio Torriani. Il fasc. contiene due esemplari della lettera: una versione con incipit "Sig.ra Madre Carissima" e indirizzo "Alla Sig.ra Maddalena Ferrari nata Torriani, Mendrisio" presenta molteplici tagli orizzontali ; l'altra versione, redatta con maggior cura ma con pochissime varianti , inizia con "Carissima Sig. ra Madre", porta l'indirizzo "Alla Sig.ra Maddalena Ferrari, Mendrisio" e porta il sigillo cartaceo lacerato.
Rossi, Giacomo AntonioDon Antonio Strigella, parroco di Biegno (prov. di Varese), scrive per scusarsi del ritardo di pagamento delle balaustre della chiesa parrocchiale e per sollecitare una dilazione. Infatti dice che la comunità supponeva che il pagamento fosse stato eseguito "dal fu curato Toscani". Inoltre afferma che “attualmente non si può procedere alla paga, prima perchè la somma a Lei dovuta non é imposta, e poi anche perché gli Uomini mancano.” Aggiunge poi, che ne farà parola a tutti nel prossimo inverno, anche “al sign, Cancelliere (..) acciocché possa abilitare la Comunità a farli imporre la somma restante ".
Proabile che si tratti di una fornitura delle cave della fam. Rossi del Paolino.
1 lettera indirizzata a Cristoforo Rossi da don Antonio Casella che invia tramite un intermediario un astuccio con dei ferri chirurgici per il giovane sign. Raimondo. E promette altri strumenti che si trovano a Carona. Una nota di CR sul f. esterno a lato dell'indirizzo dice: "Molto rev. don Antonio Casella parroco di Rivera nostro cugino, manda per il sign, Raimondo ferri per esercizio della chirurgia, del fu suo zio"
Rossi, CristoforoLettera del 16.9.1942 di Celestino Stoffel, residente a Torino, che partecipa al dolore del produttore ricordando la recente morte del nipote Raimondo "Didi" deceduto nel 1941, così come ricorda e piange il proprio figlio, scomparso qualche anno prima in un incidente aereo.
Rossi, RaimondoIl parroco Stefano Ant. Ferrari scrive una lettera (in data 9 luglio 1716) ad un'autorità ignota (forse ecclesiastica) per lamentare il comportamento di certi parrocchiani che sembrano non voler pagare le messe da lui celebrate. Critica l'operato del suo predecessore, non vuole presentare il libro delle messe ma chiede che gli si presentino i confessi da lui rilasciati, per provare ii pagamenti versati. Termina dicendo "V.S. soleciti perché questi sono partiti di tirar alla longa". Conosciuto come irascibile e anche violento, il parroco Ferrari muore il 2 nov. di quello stesso anno, ucciso da un creditore.
Rossi, Giacomo AntonioIl canonico Carlo Giuseppe Vassalli, figlio di Bartolomeo, invita in cugino Paolo Francesco a raggiungerlo a Ligornetto, nella casa del suo massaro, per constatare “uno scorzamento fatto di fresco a quattro piante di rovere grandi di nostra ragione (…) per non errare nella denunzia che stiamo per fare”
Rossi, Paolo FrancescoLettera di Raimondo Rossi alla nuora Ida Bonzanigo, moglie del figlio Antonio (Ninetto) dove comunica notizie di sè e della moglie Bianca e dei loro problemi di salute. La informa anche del suo desiderio di lasciare al nipote Paolo alcuni terreni che possiede sul confine italo-svizzero.
Rossi, Raimondoil 29 agosto 1879 l'avv. Antonio scrive al priore lamentandosi di essere ostacolato dal cappellano della Confraternita riguardo ad una somma che l'amministratore Franceschini di Roma rifiuta di consegnargli e annuncia le sue dimissioni da tesoriere. La busta allegata non porta timbri ma potrebbe essere stata recapitata a mano e poi respinta o mai spedita. Di fatto le dimissioni non saranno effettive perchè l'avv. Antonio continua a occuparsi delle finanze della Confraternita almeno fino al 1884.
Rossi, Antonio, avvocatoLettera di Agostino Uberti-Bona, ex-professore di ragioneria, calcolo mercantile e finanziario alla Scuola cantonale di Commercio. Indirizzata ad Attilio Rossi, figlio di Raimondo, che fu un suo allievo, con un biglietto di omaggi per il padre.
Rossi, Raimondo