Il notaio Giacomo Antonio Rossi, dopo aver richiesto e ottenuto la pubblicazione di una grida per conoscere lo stato attivo e passivo del cugino defunto Filippo Ferrari, inoltra tre contraddizioni, a nome proprio per gli emolumenti a lui dovuti come amministratore Ferrari nel periodo 1823-1851 e a nome di due creditori da lui rappresentati, gli eredi del parroco Giuseppe Fontana e gli eredi Grimaldi Pollini, nipoti del defunto. Il fasc. contiene le 3 copie degli atti su carta bollata e una minuta con i testi delle tre contraddizioni (bifoglio).
Rossi, Giacomo AntonioLa corrispondenza è in parte frammentaria. Le lettere hanno un tenore assai formale e si riferiscono per la maggior parte all'amministrazione dei fondi agricoli del Ferrari, che chiede al notaio Rossi dettagli e resoconti su quanto producono e rendono i fondi e i capitali piazzati a prestito. Frequenti anche le sue domande di invio di denaro dal Ticino alla Sardegna, tramite intermediari e cambiali, o le domande di pagamento a terzi per motivi che non sono sempre chiari, forse dovuti ai suoi affari in Sardegna di cui non si conosce il tenore, o per versare gli interessi sui prestiti e saldare debiti. Non fornisce particolari sulla sua esistenza a Cagliari, se si eccettuano le lamentele per la presenza del cugino Giovanni Torriani, che si fece mantenere alcuni anni e diventato suo debitore, o le vicissitudini dell'eredità Pollini spettante ai nipoti Grimaldi, dei quali fu procuratore per un certo periodo. Nelle risposte del cugino notaio vi sono accenni ad avvenimenti familiari o relativi a personalità del luogo e accenni alle epidemie di colera che colpirono il Ticino nel 1836. Filippo Ferrari non è ricco, si può definire agiato quando muoiono i genitori, ma col passare degli anni la sua fortuna sembra diminuire regolarmente e sul finire della sua esistenza traspare un tenore di vita modesto.
Rossi, Giacomo AntonioIl 30 sett. 1820 moriva a Cagliari il conte Gaetano Pollini , originario di Mendrisio (Svizzera) e da vent'anni vedovo di Giulia Ferrari fu Giuseppe. Lasciava come eredi i figli Francesco che ereditava il titolo di conte, Giovanni Battista e Giuseppe (detto Peppino), la figlia Margherita maritata de Cesaroni e gli eredi della figlia defunta Maddalena maritata con il cavaliere Antonio Grimaldi di Catania (da cui il nome Grimaldi Pollini usato dai figli). Il figlio Enrico e le figlie Antonia e Giulia Grimaldi erano ancora minorenni e vennero rappresentati dal padre e dallo zio Filippo Ferrari, nominato procuratore generale dei Grimaldi per ovviare alla distanza che separava le famiglie e svolgere tutte le pratiche necessarie alla divisione. Le carte non contengono gli inventari dei beni del conte, che erano considerevoli in Sardegna e in territorio svizzero a Mendrisio e dintorni, né una distinta di quanto dovesse spettare ai Grimaldi, ma dalle lettere di Filippo Ferrari e di Antonio Grimaldi con il notaio Rossi risulta che le relazioni con gli zii Pollini, che gestivano la massa ereditaria, era assai teso. Il cav. Grimaldi li accusava di amministrare in modo disinvolto il patrimonio, di mancati riscontri sulle rendite e le proprietà da dividere e implicitamente di ledere gli interessi dei figli. In questo contesto la divisione ereditaria si protrasse fino al 1827 anno in cui finalmente venne rogato l'atto di divisione a Cagliari (13 luglio 1827) che non è presente in queste carte. Fra il 1827 e il 1828 il notaio G. A. Rossi ricevette due mandati dai Grimaldi per rappresentarli in Svizzera, allo scopo di finalizzare la divisione delle proprietà, dissipare i malintesi riguardanti gli interessi sulla massa ereditaria e, successivamente, di compiere tutti gli atti necessari a riscuotere i crediti e vendere i beni ereditati in Svizzera, che i Grimaldi desideravano al più presto trasformare in capitali da rimpatriare in Sicilia. Le liste e inventari sommari di quanto fosse stato assegnato ai Grimaldi, compresi alcuni crediti di difficile riscossione, suggeriscono che la divisione avvenne piuttosto a svantaggio della famiglia.
Rossi, Giacomo AntonioFilippo Ferrari lascia nel suo testamento un legato per i nipoti e pronipoti Grimaldi di Catania e de Cesaroni di Cagliari. Il fasc. contiene la corrispondenza in entrata e uscita (minute delle risposte) che il notaio Giacomo Antonio Rossi, erede universale di F. Ferrari, intrattenne con Enrico Grimaldi e suo cognato avv. Zappalà, e con il cav. Francesco de Cesaroni di Cagliari. Le domande riguardano in particolare la distribuzione del legato fra i superstiti e i loro congiunti.
Rossi, Giacomo AntonioAtto notarile, stilato a Mineo (Sicilia) dal notaio Giuseppe Manara il 23 aprile 1823, con il quale Antonia, Enrico e Giulia, sorelle e fratello Grimaldi, figli di Antonio e della fu Maddalena Pollini, nominano loro procuratore speciale il notaio G. A. Rossi perchè agisca in loro nome nell'amministrazione dei beni dell'eredità materna situati in Svizzera, a Mendrisio. Vengono citati gli estratti di nascita dei registri parrocchiali di Santa Eulalia a Cagliari, per confermare la maggiore età delle figlie e del figlio Grimaldi: Antonia (anni 22 mesi 11) , Enrico (anni 21 mesi 11) e Giulia (anni 20 mesi 8). Questi certificati confermano la permanenza in Sardegna della famiglia dove morì la madre Maddalena nel 1820.
Legalizzazione dell'atto e delle firme con i visti e i timbri del comune di Catania, dell'Imperiale Agenzia consolare austriaca e del Commissario distr. di Mendrisio (21 giugno 1842).