Gli eredi di Francesco Carri fu Domenico vendono a Beniamino Galfetti fu Pietro la casa d'abitazione situata ad Arzo nel luogo detto Canton Sotto per il prezzo di fr 23'000. Rogito di R.Rossi del 15 agosto 1908
Rossi, RaimondoArzo (Svizzera, Ticino)
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Contratti e scritture private che regolano l'affitto del mulino dei Ferrari, situato ad Arzo, nel luogo detto "Mulino dello Zoppo":
- Istrumento del 29.12.1677 che stabilisce il livello per il godimento del mulino di proprietà dei fratelli Domenico, Antonio e Simone Ferrari, figli del fu Stefano dato in godimento a Pietro Masciotti figlio di Francesco e alla moglie Marta Fossati. Sulla 4a di copertina porta una scritta posteriore al rogito, attrib. al figlio di Simone: "Istromento del livelo del Molino del sig. Giuseppe Ferrari".
- Scrittura del 22 gen. 1743 fra Giuseppe Ferrari fu Simone e Giuseppe Ferrari fu Nazaro. Sul f. esterno: "Affito del molino a m[esser] Giuseppe filio di m. Nazaro Ferrari di Arzo sudeto per anni tre".
- Istrumento del 24 feb. 1766 a favore di Francesco Maria Aglio fu Pietro (1766). Sul f. esterno: "Instrumento fatto per il livello perpetuo del Molino d'Arzo nella persona del sig. Francesco Maria Aglio qm Pietro d'Arzo". Si specifica che si costituisce un "livello perpetuo e enfiteusi", contratto che prevede il diritto ad una futura possessione del bene.
- Tre scritture (1767-1777) private, a richiesta di Giuseppe Ferrari fu Giuseppe, che ribadiscono quanto pattuito nei precedenti contratti del Mulino, ossia che il fondo Costa, in territorio di Arzo, è parte del contratto d'affitto del Mulino e non è contenuto nell'atto di vendita di alcuni terreni ai fratelli Rossi del Gigantogno e Imperiali.
Nel 1947 Raimondo Rossi temendo per la sua salute, redige una lettera (datata 10.3.1947) con varie istruzioni per i figli Antonio e Attilio, da seguire in caso di sua incapacità o morte. Lascia indicazioni riguardo ai documenti importanti, al testamento e alle sue esequie. Il 4 maggio aggiunge un inventrio degli oggetti personali e della moglie come pure delle suppellettili che si trovano in casa sua.
Rossi, RaimondoNel suo testamento Filippo Ferrari lega L. 6000 a dei cugini del ramo paterno da lui definiti "parenti poveri". Forse Filippo non si rese conto che i discendenti diretti erano quasi tutti scomparsi e che sussistevano numerosi discendenti di famiglie imparentate tramite matrimoni. Il notaio Giacomo Antonio Rossi, erede universale di Filippo Ferrari, fece allora pubblicare dal Trib. di Mendrisio una grida in data 6 nov. 1852, per conoscere "... gli aventi pretese al legato del fu Giuseppe Ferrari [i.e. Giuseppe Filippo] fu altro Giuseppe di Mendrisio di distribuire lire seimille antiche italiane ai parenti poveri del prefato suo genitore Giuseppe". Si annunciano allora dei parenti discendenti delle figlie di questo ramo Ferrari. Dalle note appare che il notaio dovette effettuare numerose ricerche nei registri parrocchiali, raccogliendo verosimilmente anche testimonianze orali. Si adoperò a redigere schizzi di alberi genealogici con varie ipotesi successorie per certificare le parentele dei pretendenti al legato che risposero alla grida. Finalmente la distribuzione del legato, suddiviso fra i numerosi aventi diritto in piccole somme, occupò il notaio fino alla sua morte nel 1866. Negli ultimi anni intervenne in suo aiuto il fratello notaio Cristoforo Rossi.
Rossi, Giacomo AntonioLuigi Giudici fu Giovan Battista lascia diversi legati a parenti e al comune di Arzo, somme che vengono affidate al produttore per essere investite in titoli bancari. Il fasc. contiene due lettere della Muncipalità di Arzo, una corrisp. bancaria e le ricevute di liberazione firmate dagli eredi per le somme consegnate all'avv. Rossi. Fasc. probabilmente incompleto, non permette di ricostituire l'esatto tenore dei legati, perchè non è presente nessuna copia o trascrizione delle volontà del defunto.
Rossi, RaimondoLettera di Raimondo Rossi alla nuora Ida Bonzanigo, moglie del figlio Antonio (Ninetto) dove comunica notizie di sè e della moglie Bianca e dei loro problemi di salute. La informa anche del suo desiderio di lasciare al nipote Paolo alcuni terreni che possiede sul confine italo-svizzero.
Rossi, RaimondoIl canonico Carlo Giuseppe Vassalli, figlio di Bartolomeo, invita in cugino Paolo Francesco a raggiungerlo a Ligornetto, nella casa del suo massaro, per constatare “uno scorzamento fatto di fresco a quattro piante di rovere grandi di nostra ragione (…) per non errare nella denunzia che stiamo per fare”
Rossi, Paolo FrancescoIl parroco Stefano Ant. Ferrari scrive una lettera (in data 9 luglio 1716) ad un'autorità ignota (forse ecclesiastica) per lamentare il comportamento di certi parrocchiani che sembrano non voler pagare le messe da lui celebrate. Critica l'operato del suo predecessore, non vuole presentare il libro delle messe ma chiede che gli si presentino i confessi da lui rilasciati, per provare ii pagamenti versati. Termina dicendo "V.S. soleciti perché questi sono partiti di tirar alla longa". Conosciuto come irascibile e anche violento, il parroco Ferrari muore il 2 nov. di quello stesso anno, ucciso da un creditore.
Rossi, Giacomo AntonioDon Antonio Strigella, parroco di Biegno (prov. di Varese), scrive per scusarsi del ritardo di pagamento delle balaustre della chiesa parrocchiale e per sollecitare una dilazione. Infatti dice che la comunità supponeva che il pagamento fosse stato eseguito "dal fu curato Toscani". Inoltre afferma che “attualmente non si può procedere alla paga, prima perchè la somma a Lei dovuta non é imposta, e poi anche perché gli Uomini mancano.” Aggiunge poi, che ne farà parola a tutti nel prossimo inverno, anche “al sign, Cancelliere (..) acciocché possa abilitare la Comunità a farli imporre la somma restante ".
Proabile che si tratti di una fornitura delle cave della fam. Rossi del Paolino.
Lettera di una parrocchiana della chiesa di Ravecchia (Bellinzona), che sembra aver conosciuto Bianca Rossi Chicherio quando risiedeva col marito a Villino Bianca.
Rossi, Raimondo