Nato e morto a Mendrisio, figlio di Giuseppe Maria fu Simone (orig. di Arzo) e di Giulia Rossi di Giovanni Pietro (di Mendrisio), battezzato col nome di Simone Angelo Giuseppe. Il padre si era trasferito a Mendrisio dopo il terzo matrimonio con Giulia Rossi di Mendrisio, che morì poco dopo la nascita di Giuseppe (nel 1734 o ad inizio 1735). La nonna paterna di Giuseppe Simone proveniva dalla famiglia Rossi del Paolino di Arzo, mentre la nonna materna proveniva dalla famiglia Quartironi di Mendrisio, legami che i Ferrari mantennero stabilmente. Alla morte del padre nel 1751 Giuseppe rimase l'unico erede maschio, ed essendo ancora minorenne venne affidato ai tutori Carlo Rossi di Arzo e Antonio Quartironi di Mendrisio. Si trasferì a Venezia dopo il 1761 (è ancora registrato nello stato delle anime di Mendrisio del 1761) dove operavano molte maestranze edili ticinesi, artigiani e commercianti. Non è nota la sua attività, nelle carte del fondo Torriani viene definito negoziante. È verosimile che facesse ritorno regolarmente a Mendrisio per gestire i suoi affari: nel 1767 affittò un mulino di grani dei Ferrari situato a Arzo; fra il 1765 e il 1774 esegue una vendita con opzione di riscatto su due case, a Balerna. Il 22 dic. 1768 sposò nella parrocchia di S. Sisinio, prioria della Torre, la nobile Maddalena Torriani, figlia di Giovanni e sorella del luogotenente del landfogto di Mendrisio Giovanni Battista Torriani. Giuseppe doveva essere assai agiato poiché anticipò la dote della moglie di L. 3000 al suocero Giovanni Torriani. La coppia visse a Venezia per più di 20 anni e fece ritorno a Mendrisio attorno al 1790 con due figli: Giulia (nata a Venezia ca 1769) e Filippo (n. a Venezia nel 1780). Nel 1791 Giulia sposò il ricco commerciante Gaetano Pollini, fatto conte dal re di Sardegna, con il quale si trasferì a Cagliari, dove morì prematuramente nel 1801. Anche Filippo seguirà la sorella e il cognato in Sardegna. Nel 1801 Giuseppe Simone divenne l'erede universale del canonico Carlo Felice Quartironi, ultimo discedente di questa famiglia di notabili di Mendrisio, cugino di sua madre, ottenendo di aggiungere al suo cognome quello dei Quartironi. Nello Stato delle anime di Mendrisio del 1807 la famiglia di Giuseppe Simone Ferrari è indicata col nome Ferrari-Quartironi, ma il cognome non fu mai veramente adottato dalla famiglia e cadde in disuso assai presto. Giuseppe Simone morì a Mendrisio nel 1813 lasciando un patrimonio assai consistente al figlio Filippo, con l'usufrutto alla moglie, che morirà nel 1824. Oltre alla casa di famiglia a Mendrisio, con annessa masseria e chioso, Filippo ereditò diversi fondi agricoli, una masseria con terreni a Balerna, censi e interessi su capitali impiegati presso privati e enti locali. Giuseppe Ferrari si fece seppellire nella chiesa di S. Giovanni a Mendrisio, dove esiste tutt'oggi una lapide sul pavimento della navata principale con la scritta "D.O.M.SEPULCRUM FAMILIAE FERRARI QUARTIRONI ET SUORUM HAEREDUM AN. D. 1810" sormonta dagli stemmi delle due famiglie. Le iscrizioni sono oggi quasi interamente erose.
Nato a Arzo (oggi Mendrisio) e morto a Mendrisio. Figlio di Simone Ferrari e di Caterina Rossi del Paolino, apparteneva ad una famiglia di marmisti e scalpellini di Arzo attivi già nella seconda metà del Cinquecento. Si sposò quattro volte, con Ursula Andreazzi di Tremona (1709), con Marta Franchini di Balerna (1720), con Giulia Rossi di Mendrisio (1733) e con Benedetta Bardella di Como (1735). Ebbe figli e figlie dalla seconda moglie (due figlie che prenderanno i voti nel convento delle Orsoline e una figlia disabile, mentre il primo figlio maschio morì in tenera età) ; la terza moglie morì poco dopo la nascita dell'unico figlio maschio della famiglia, Giuseppe Simone. Giuseppe Maria si stabilì a Mendrisio attorno al 1733, verosimilmente in seguito al terzo matrimonio con Giulia Rossi, la cui madre Maria Giulia Quartironi apparteneva ad una famiglia di notabili di Mendrisio che avrà un ruolo importante per la famiglia Ferrari. Non è noto se iniziasse la sua attività come marmista e se la mantenne nel tempo, ma grazie anche ai matrimoni, possedeva numerosi fondi agricoli e capitali che investiva in prestiti a privati e ai comuni. Nel suo testamento, fatto oralmente poco prima di morire nel 1751, lasciava legati alle figlie e nominava dei curatori per la figlia disabile e il figlio Giuseppe ancora minorenne.
Nata a Mendrisio, morta a Cagliari (Sardegna). Figlia di Giiuseppe Simone Ferrari e di Maddalena Torriani, nacque a Venezia nel 1769 circa, durante il soggiorno quasi ventennale dei genitori. Presunta primogenita. Il 25 maggio 1791 sposò il ricco negoziante di Mendrisio Gaetano Pollini, di 52 anni, attivo a Genova e a Cagliari e in seguito nobilitato con il titolo di conte dal re Carlo Emanuele IV di Savoia. Ebbero tre figli maschi e due femmine, Giulia morì il 25 maggio 1801a Cagliari, sei mesi dopo la nasicta dell'ultimo figlio Giovanni Battista (18.11.1800).
I Ferrari rappresentano diverse famiglie di Arzo (sec XVI-XIX), un ramo delle quali si trasferì a Mendrisio nel sec. XVII.
Della famiglia di Giovanni Giuseppe vi sono tracce nell'archivio di famiglia Rossi del Paolino e nell'archivio di stato del canton Ticino (fondi notarili e Registri della popolazione di Arzo).
Giovan Giuseppe, figlio di Primo Giuseppe, sposa Francesca Ferrari figlia di Cristoforo fu Antonio verso l'anno 1793. Si ha notizia di un fratello Giacomo morto nel 1791 o poco prima.
Suo figlio Primo Giuseppe avrebbe ereditato dal nonno la cava detta Piodé, mentre lui stesso eredita dal suocero i ferri dell'arte di marmorino e i sassi già cavati e quelli lavorati (testamento di Cristoforo Ferrari del 1801).
Il nome Ferrario si trova negli atti del notaio Giacomo Antonio Rossi che riguardano Giovan Giuseppe (fra la fine del 1700 e inizio 1800), ma nel registro della popolazione di Arzo (Arzo_1) si trova invece la forma Ferrari, usata per i discendenti di Giovan Giuseppe (famiglie 41, 42, 46)
Giuseppe Filippo Ferrari, detto Filippo, nato a Venezia, morto a Cagliari. Figlio di Giuseppe Simone Ferrari e di Maddalena Torriani, di Mendrisio, nacque a Venezia dove la famiglia risiedette per una ventina d'anni, dal 1768 al 1790 circa. Nel 1791 la sorella Giulia sposa a Mendrisio il ricco commerciante Gaetano Pollini che esercitava le sue attività a Cagliari (Sardegna). Filippo Ferrari si trasferì a Cagliari in epoca imprecisata, forse proprio in seguito al matrimonio della sorella. In una lettera del 1823 dice che si allontanò da casa "assai presto" e in altra corrispondenza del 1824 invoca il suo "involontario allontanamento da casa". Quale fosse la ragione della sua partenza da Mendrisio non è noto, ma dalla sua corrispondenza si intuisce che era restio, se non timoroso, di recarsi in patria, e non ritornò mai a Mendrisio nemmeno per assistere ai funerali dei genitori. In alcuni atti riguardanti i suoi crediti verso i cugini Torriani, viene definito "negoziante" mentre nell'inventario dei suoi beni a Cagliari, eseguito dopo la sua morte, viene indicato come "Socio perito calcolatore della Reale società agraria e economica di Cagliari." Non seppe comunque arricchirsi, vivendo in sostanza delle rendite che gli procuravano i fondi agricoli ereditati in Ticino e amministrati dal lontano suo cugino il notaio Giacomo Antonio Rossi. Testimonianze nel fondo Torriani (Archivio del canton Ticino) sembrano indicare una sua indelicatezza verso il cognato conte Gaetano Pollini, al quale avrebbe causato una perdita di 60'000 lire milanesi, per cui venne cacciato da casa Pollini a Cagliari. Fatto confermato da una minuta di una lettera del 26 feb.1814, inviata dallo zio Giovanni Battista Torriani a Filippo e conservata nell'archivio Rossi del Paolino. Filippo morì senza eredi diretti, lasciando pochi beni e parecchi debiti. Non ebbe mai buoni rapporti con i nipoti Pollini ai quali lasciò comunque dei cospicui legati. Nominò suo erede universale il cugino notaio Giacomo Antonio Rossi del Paolino.
Nato e morto ad Arzo (Svizzera), oggi comune di Mendrisio. Figlio di Simone e di Caterina Rossi del Paolino. Sposato con Maria Lucia Fossati. di Arzo, figlia di Francesco detto del Stocco. Domenico Ferrari era forse attivo nel commercio o lavorazione della breccia di Arzo, ma è sovente associato al fratello Giuseppe Maria negli affari di compravendita di fondi agricoli o di concessione di capitali a prestito. Nel suo testamento orale, fatto pochi giorni prima della morte, lascia diversi legati a ai fratelli e ai nipoti ed essendo la moglie già deceduta pochi mesi prima, nomina suo erede il fratello Giuseppe Maria.
I Ferrari rappresentano diverse famiglie di Arzo (sec XVI-XIX), un ramo delle quali si trasferì a Mendrisio nel sec. XVII.
Della famiglia di Cristoforo figlio di Antonio vi sono tracce nell'archivio di famiglia Rossi del Paolino e nell'archivio di stato del canton Ticino (fondi notarili e Registri della popolazione di Arzo). Cristoforo é una persona agiata, possiede cave e terreni. Di lui si conosce un testamento del 1801 presso il notaio Abbondio Bernasconii (v. sotto le fonti citate).
Sulla base delle informazioni provenienti dal testamento e dai Ruoli di popolazione di Arzo, dove figurano diverse figlie, sembrerebbe che si sia sposato due volte, dapprima con Eleonora Rossi, poi con Maria Lucia Fossati, di Giorgio, già vedova di Giacomo Giudici di Saltrio. Ha quattro figlie di cui una ancora nubile al momento del testamento. Le sue proprietà vengono così divise fra le figlie e i nipoti maschi primogeniti. La moglie vivente é usufruttuaria di tutti i beni vita natural durante.
Famiglia proveniente da Arzo, residente a Mendrisio dal 1733 circa dopo il terzo matrimonio di Giuseppe Maria Ferrari, figlio di Simone con Giulia Rossi. Il figlio Giuseppe Simone, unico discendente maschio, sposò nel 1768 Maddalena Torriani, di Giovanni. Giuseppe Simone e la sua famiglia soggiornarono per almeno due decenni a Venezia dove nacquero la figlia Giulia (ca 1769-1801) moglie del conte Gaetano Pollini, e il figlio Filippo (1780-1851) morto a Cagliari senza discendenti. I Ferrari di Mendrisio erano imparentati con i Quartironi di Mendrisio e dopo l'estinzione di questa antica famiglia patrizia, ereditarono dei loro beni e unirono i cognomi nella forma Ferrari Quartironi, che fu però usata solo da Giuseppe Simone e occasionalmente dai discendenti. Il sepolcro "Ferrari Quartironi" é situato nella navata centrale della chiesa di S. Giovanni a Mendrisio, con una lapide al suolo sulla quale si intravedono ancora le armi delle due famiglie e la scritta : "D.O.M. SEPULCRUM FAMILIAE FERRARI QUARTIRONI ET SUORUM HAEREDUM AN. D. 1810". Questa famiglia Ferrari si legò con i Rossi del Paolino mediante il matrimonio fra Simone Ferrari fu Stefano e Caterina Rossi del Paolino, fu Paolo Francesco (25.01.1661). E alla generazione seguente con un matrimonio nel 1703 fra i cugini Margherita Rossi, figlia di Giacomo e Sidonia Ferrari (sorella di Simone) e Paolo Francesco Rossi del Paolino fu Cristoforo (fratello di Caterina). La famiglia si estinse con la morte di Filippo Ferrari, che nominò suo erede universale il cugino notaio Giacomo Antonio Rossi del Paolino, che ereditò anche del fondo di documenti relativi a questa famiglia e ai suoi ascendenti.
Le numerose famiglie Ferrari originarie di Arzo discendono forse da uno stesso ceppo, che si propagò anche a Tremona, Besazio e Lugano. Alcune delle famiglie Ferrari di Arzo possedevano e sfruttavano cave di breccia e i loro membri lavoravano come mastri di bottega e scalpellini soprattutto nella vicina Lombardia. Si conoscono meglio due rami che discendono da Simeone di Bartolomeo (nato ad inizio 1500, m. già nel 1567), con i figli Domenico (m. ca 1602) e Giovanni Maria (m. ca 1587) e che furono attivi nella seconda metà del Cinquecento: fornivano pietre o prodotti finiti, come colonne o acquasantiere e altri manufatti per vari santuari in Lombardia e Ticino. Lavorando con il padre e dopo la sua morte in società, i fratelli Domenico e Giovan Maria ebbero come importante committente la Fabbrica del Duomo di Milano, dove collaborarono anche alla costruzione del pavimento. Con loro lavoravano i figli Simone e Andrea (di Domenico) e Giovanni Antonio (di Giovanni Maria). I due fratelli sciolsero il sodalizio nel 1586 forse per ragioni di età o di salute (Giovanni Maria morì poco dopo). L'attività continuò ad opera dei figli con altre collaborazioni. Dal 1600 si riscontrano anche diversi membri di queste famiglie emigrati all'estero, in particolare a Venezia e a Roma, mentre Andrea (m. prima del 1629) si trasferì a Tremona ad inizio 1600. Da Simone, figlio di Domenico, discendono le famiglie che condividono il capostipite Stefano (ca 1585-1653), padre di Carlo "Simone" che sposò nel 1661 Caterina Rossi del Paolino. Non si conoscono con certezza gli individui di questo ramo che proseguirono l'attività di marmisti e scalpellini. Sicuramente Francesco e Biagio, due figli di Simone e Caterina, emigrati a Roma. Invece i figli Domenico, Stefano, parroco di Arzo e soprattutto Giuseppe Maria, investirono nella proprietà fondiaria. Giuseppe si trasferì a Mendrisio attorno al 1733 con la terza moglie e fu forse il primo a conservare le carte di famiglia, oggi parte del fondo dei Ferrari recuperato per via ereditaria dai Rossi del Paolino. La famiglia di Giuseppe si imparentò con un ramo dei nobili Torriani di Mendrisio e con il facoltoso commerciante Gaetano Pollini attivo a Cagliari e nobilitato dal Re di Sardegna. Si estinse a metà Ottocento con Giuseppe "Filippo", che fece suo erede il lontano cugino notaio Giacomo Antonio Rossi del Paolino (vedi la voce Ferrari di Mendrisio).