Nato a Castelrotto (com. Croglio), figlio di Pietro, possidente, e di Margherita Trezzini ; morto per un incidente in montagna a Piora (com. Quinto), libero pensatore, celibe. Dopo le scuole a Mendrisio e Riva San Vitale (Ist. Baragiola), dal 1879 studiò medicina a Ginevra, laureandosi nel 1892. Rientrato a Castelrotto, esercitò saltuariamente la professione medica. Appassionato di viticoltura, propagandò il vitigno Merlot, resistente alla fillossera, spec. attraverso il volume La ricostituzione dei vigneti nel Cant. Ticino (1908). Esponente del partito liberale radicale, fu deputato al Gran Consiglio ticinese (1897-1901). Consigliere di Stato (1909-26; direttore tra gli altri dei Dip. dell'agricoltura nel 1909-17 e dell'educazione pubblica nel 1921-23), promosse i raggruppamenti dei terreni, la creazione dell'Ist. agrario di Mezzana (1913) e del sanatorio di Piotta (1919) e l'introduzione nelle scuole delle lezioni di igiene e di ginnastica [fonte: DSS]
Nata ad Arzo (oggi Mendrisio, Ticino) figlia di Cristoforo Rossi, notaio e di Caterina Casanova. Sposata il 16 settembre 1856 con un cugino Domenico GAMBA (1824-1899) figlio di Paolo e di Lucrezia Marchesi. Avrà sei figli dei quali quattro morti ancora bambini.
Nato a Dresda, figlio di Giovan Maria e di Sophie Elisabeth Neidlingin, nipote di Silvestro Rossi dell'Acquavita e di Sidonia Rossi del Paolino, rimane orfano di padre nel 1786 e di madre nel 1804. I suoi beni ad Arzo e dintorni, ereditati dal padre, sono amministrati fino alla sua maggiore età dal cugino Paolo Francesco Rossi. Nel 1801, compiuti i 18 anni, fa il viaggio da Dresda fino ad Arzo per esser dichiarato maggiorenne dal Tribunale del distretto di Lugano e prendere ufficialmente possesso dei suoi beni. Riesce ad ottenere il posto di marmorino alla corte del Principe di Sassonia, già appartenuto a suo padre e successivamente a sua madre, pagando per questo una somma di 300 talleri. Dopo la morte della madre si trova in difficoltà finanziarie, a causa delle spese per le cure mediche, dei debiti contratti da sua madre, e della necessità di rifornire di pietre la sua bottega di marmista. Nelle ultime sue lettere, domanda al cugino amministratore Paolo Francesco di vendere i suoi beni in Svizzera poichè senza una scorta di marmo sufficiente, come richiesto dall'architetto di Corte, egli non riuscirebbe a conservare il suo lavoro. La corrispondenza con il cugino si interrompe nel 1804.
Nato a Arzo (oggi Mendrisio), figlio di Giacomo Antonio Rossi del Paolino (n.1712-1783) e di Angela Maria Rossi (n. 1720- prima 1785), figlia di Giorgio Rossi del Gigantonio, è considerato il capostipite del ramo attuale della famiglia Rossi, propretaria di questo archivio. Ultimogenito di una fratria di 10 figlie e figli (7 sorelle e 3 fratelli) , sembra essere il primo ad aver ricevuto un istruzione superiore. Non si conosce molto della sua vita privata né quali fossero i suoi rapporti con il padre che non nomina quasi mai. Sappiamo invece che Paolo Francesco é attivo dal 1780 al fianco dello zio Cristoforo Antonio nella gestione di almeno una cava di marmo nonché dei beni immobili della famiglia. Nel 1786 sposa Apollonia Marchesi, figlia di un noto scultore di Saltrio. Si conoscono due figli maschi, ambedue notai e tre femmine: Giacomo Antonio (1787-1866) sposato tardivamente con Giuseppa Fontana di Muggio, Cristoforo (1804-1873) sposato con Caterina Casanova di Ligornetto, Barbara (1793-1862) sposata con Giuseppe Rossi (1799-1878) di Arzo, Angiolina sposata Spinelli e vedova nel 1836, e Maria Elisabetta (1798-1866) rimasta nubile. E il primo antenato della famiglia che sembra aver voluto archiviare le carte relative alle attività economiche e commerciali della famiglia. Svolse l'attività di agrimensore nel comune di Arzo e dintorni, di consigliere e amministratore per conto di parenti (famiglie Gamba, Rossi del Testore, Ferrari di Mendrisio) o privati cittadini. Ricopre diverse cariche pubbliche prima della costituzione del cantone ; fa parte della municipalità provvisoria durante il brevissimo periodo della Repubblica di Riva S. Vitale (febb-marzo 1798) ed é nominato rappresentante del circolo di Riva presso il governo del Cantone di Lugano. Con l'avvento della Repubblica Elevtica diventa Giudice di pace del circolo di Riva (la data esatta non è conosciuta) carica che eserciterà fino al 1825 circa. Dopo il 1803 diventa membro del Gran consiglio Ticinese durante la legislatura 1803-1807, e 1813-1814 ; sarà anche sindaco di Arzo per un breve periodo . Muore nel 1827 a Arzo.
Figlio di Cristoforo e Caterina Casanova, nasce ad Arzo e segue gli studi di matematica e ingegneria alle università di Pavia e Padova. Cominciata la sua carriera negli anni 1860 con l'inizio dello sviluppo delle ferrovie in Italia. Fu successivamente capo ufficio a Milano, capo divisione a Verona e infine Capo Servizio Mantenimento e lavori delle strade ferrate del Mediterraneo a Torino. Membro del consiglio d'amministrazione delle Ferrovie elettriche Varesine. Si sposa nel settembre del 1871 a Milano con Lavinia Gabuzzi, figlia di Pietro, possidente originario di Bellinzona, nata il 2 genn. 1846 a Milano. La coppia non avrà figli ma sarà molto affezzionata al nipote Raimondo, figlio di Antonio. Muore a Milano a 65 anni e viene inumato ad Arzo nella cappella di famiglia. La moglie Lavinia muore nel 1913 a Mendrisio.
Figlio di Antonio, avvocato, e di Antonietta Formenti. Sposa il 31.8.1893 Bianca Chicherio, figlia di Silvio, di Bellinzona. Conseguì il dottorato in diritto presso l'Univ. di Losanna (1891). Fu docente di economia e legislazione e direttore della scuola cant. di commercio di Bellinzona (1904-1921). Attivo in gioventù nell'Unione democratica ticinese, fu appoggiato dal partito agrario per rappresentare il partito al Consiglio di Stato in sostituzione del dimissionario Garbani-Nerini, dove fu eletto il 24 gen 1922. Riconfermato tacitamente con tutto il governo nel periodo detto del "governo di paese" (1923-1926), diresse il dipartimento delle finanze dove si adoperò al risanamento dei conti pubblici. Non rieletto nel 1927 fu deputato al Gran Consiglio ticinese per un solo anno (1927-28) essendo stato nominato direttore della sede di Lugano della Banca nazionale svizzera (1928-40). Convinto sostenitore degli ideali pattriottici si scontrò nel primo dopoguerra con gli irredentisti ticinesi e il loro giornale l'Adula ; promosse l'Associazione della Settimana svizzera che sostenevala produzione di beni di consumo nazionali. Raggiunse il grado di colonnello nell'esercito e fu Gran giudice del tribunale militare territoriale IV.
Figlio del notaio Cristoforo Rossi del Paolino, studiò a Mendrisio e poi al Liceo di Como. Proseguì gli studi di medicina e chirurgia a Pavia dove si laureò nel 1856 proseguendo poi la pratica in diversi nosocomi della Lombardia. Nel 1859 si recò a Milano durante la guerra d'indipendenza contro gli austriaci per assistere i feriti e vi rimase 3 mesi. Sempre nel 1859 ottenne il libero esercizio nel Cantone Ticino. Si stabilì a Viggiù con la moglie e negli anni 1864-1870 divenne medico del circondario n° 9 che comprendeva Meride, Arzo, Tremona e Besazio. Nel 1863 fece parte della commissione costituente dell' Associazione medica ticinese incaricata di redigerne gli statuti (l'associazione non sarà poi creata e solo una ventina d'anni più tardi nascerà la Società medica della Svizzera italiana). Sarà anche eletto al Gran Consiglio Ticinese nel circolo di Riva San Vitale durante la legislatura 1867-1870. Era candidato per le elezioni del 1871 quando morì nel febbraio di quell'anno. La morte della moglie nel 1867 dopo il parto, seguita da quella della figlia neonata aggravarono il suo stato di salute già precario. Morì probabilmente nella casa paterna, dopo una lunga degenza, durante la quale sopportò con "eroica pazienza i più atroci dolori". Questo riferisce il necrologio apparso sulla Gazetta ticinese del 1 feb. 1871, firmato "un amico" ma redatto probabilmente dal fratello Antonio.
Primogenito di Attilio e Noemi Barili, soprannominato "Didi". Diplomato della Scuola cantonale di commercio nel 1941. Appassionato di aviazione consegue il suo primo brevetto di volo nel 1939. Dopo il diploma commerciale parte per la scuola reclute d’aviazione III-41 di Payerne, con l'intenzione di diventare pilota militare. Muore suicida a Payerne il 24 set. 1941, verosimilmente perchè accusato di diserzione dopo essere rientrato in ritardo da un congedo in Ticino. Questo lutto segnerà profondamente e definitivamente tutta la famiglia. Il nonno Raimondo ne fu colpito anche nel fisico con un ictus che sopravvenne qualche mese dopo la morte del nipote. La famiglia volle funerali imponenti che si svolsero a Bellinzona il 28 di settembre.
Nato a Stabio da Felice Rossi e Climene Gaslini, orig. di Arzo, sposato nel 1929 con Emma Bernasconi di Vezia. Avvocato, membro del partito conservatore, fu municipale a Capolago e a Mendrisio, membro del Gran consiglio ticinese (1926-40) e Consigliere nazionale (1928, 1931-40). Nel 1940 abbandona le cariche politiche per assumere la direzione della succursale della Banca Nazionale a Lugano, succedendo a Raimondo Rossi [testo tratto dal DSS, fonte cit.]
Giovanna Sidonia Rossi, figlia di Paolo Francesco (1673-1703) e Eurosia Margherita Rossi (1673-?) é l'ultima di 3 sorelle e 2 fratelli, Cristoforo Antonio e Giacomo Antonio rispettivmente zio e padre del giudice di pace Paolo Francesco Rossi. Paolo Francesco che già lavora con lo zio nella gestione del patrimonio famigliare, si occuperà anche degli affari della zia rimasta vedova di Silvestro Rossi dell'Acquavita e in seguito degli affari di una parte della famiglia.
Di lei si conoscono due figli, Antonio e Giovan Maria, deceduti prima della madre. Antonio ha almeno tre figli che sono nominati in vari libri di conto del cugino Paolo Francesco: Silvestro, calzolaio, Felice e Giovan Antonio, scalpellini. L'altro figlio di Sidonia, Giovan Maria emigra a Dresda dove riesce ad ottenere un posto di scalpellino o scultore (?) alla corte del grande elettore di Sassonia. A Dresda verso il 1782 sposa Sofia Elisabetta Neitling, dalla quale avrà solo un figlio, poichè morirà ancora giovane nel 1786.