Accordo privato fra il tenente G.B. Torriani, che agisce come procuratore del nipote Filippo Ferrari e Gio. Garobbi e frate Filippo Ferreri, procuratori del convento dei padri Serviti, entrambi dichiaratisi acquirenti di un fondo messo all'asta a Mendrisio, nel luogo detto Le Rime, proprietà degli eredi fu Carlo Marliani. L'accordo prevede che colui che si aggiudicherà il fondo dovrà estirpare tutti le piante di noci e sostituirle con dei gelsi ("moroni") a una distanza prescritta, il tutto entro la S. Martino del 1822.
Rossi, Giacomo AntonioGiovanni Battista Pogliani e la moglie Teresa Porta Maranesi, erede della metà del patronato di Santa Maria Nuova in Borgo di Vico in territorio di Como, amministrano i fondi del beneficio anche a nome di Giovanni Battista Torriani, che aveva acquistato l'altra metà del patronato dalle sorelle Bosia di Mendrisio. Gli amministratori redigono i conti dare e avere fra i patroni, e corrispondono con G.B. Torriani riferendo l'andamento dei raccolti, delle vendite e degli obblighi inerenti al patronato. La documentazione è frammentaria e riguarda i conti del 1801, 1804 e 1809, il conto della raccolta 1812 con una memoria sulle messe celebrate in S. Maria Nuova (per obbligo legato al patronato).
Rossi, Giacomo AntonioNel 1831 il nobile Giovanni Torriani risiede a Cagliari, aiutato finanziariamente dal cugino Filippo Ferrari, che in quella città svolgeva un'attività di negoziante. Per gestire i suoi interessi e le divisioni ereditarie paterna e materna nomina suo procuratore il notaio Giacomo Antonio Rossi di Arzo, con atto del 5 set. 1831 redatto a Cagliari. Il fascicolo contiene copie di atti notarili, dettagli sulle quote ereditarie spettanti a Giovanni Torriani, annotazioni del notaio G. A. Rossi e corrispondenza. Nel dettaglio:
- "Amministrazione per l'Ill.mo Sr. d. Giovanni Torriani con procura del 5 set. 1831", dove sono registrati il ricavato e le spese per gli anni 1824-1837 e la situazione dell'attivo e del passivo della sostanza di Giovanni Torriani (s.d.)
- Minuta del notaio Rossi per un credito da riscuotere (1833)
- Note del notaio Rossi sull'eredità paterna di Giovanni Torriani intitolato "Copia del piede di divisione assegnato a don Gio. Torriani sulla sostanza paterna", datato 22 set. 1823
- Estratto del testamento del fu rev. sacerdote e vicario foraneo don Ambrogio Torriani fu Giovanni, rogato dal fu notaio Avv. Antonio Quadri dei Vigotti, l'anno 1828, nove 9 settembre
- Dettaglio della divisione in 7 parti dell'eredità Ambrogio Torriani, con note sulla parte spettante a Giovanni Torriani (annotazioni di G.A. Rossi et altri non identificati)
- Conto 1835 relativo all'eredità di donna Teresa Torriani fu Giovan Battista, sorella di Giovanni, deceduta nel 1834.
- Divisione dell'eredità di Giuseppa Carcano, madre di Giovanni Torriani: inventario della sostanza, divisione dell'argento e oro, della mobilia, di altri beni mobili (1834-1835)
- Piccola corrispondenza Torriani-Rossi 1832-1836
Contenuto: minute del notaio Rossi che riassumono la situazione dalla costituzione del censo nel 1755 alla vendita a favore di Antonio Marliani; lettere di Teresa Pogliani Porta, detentrice di metà del patronato di S. Maria Nuova, a Giovanni Torriani (1828), a Agostino Torriani (1819-1824) e al notaio Rossi con minute delle sue risposte (1832). Le carte relative al censo sul Chioso Bosia sono incompleti e non permettono di chiarire esattamente la vicenda.
Contesto: nel 1801 Giovan Battista Torriani acquistò dalle sorelle Bosia, contro un vitalizio, metà del patronato sopra l'Ospedale e la chiesa di S. Maria Nuova di Cosia, in borgo di Vico (Como), diventando così il beneficiario di diversi fondi della chiesa. Inoltre rilevò un censo costituito nel 1755 dal fu Paolo Bosia, padre delle sorelle, in favore della chiesa contro il versamento di un capitale di circa 3000 Lire milanesi, garantito sopra un chioso (terreno recintato) a Mendrisio. G. B. Torriani riprese il censo garantendolo anche con altri suoi fondi e liberando dall'obbligo le sorelle Bosia. Nel 1806 vendette il Chioso Bosia al cognato Antonio Marliani, marito di sua sorella Girolama, per L. 4000, contro un interesse annuo di L 120. Questo credito venne poi trasmesso per via ereditaria al figlio Giovanni Torriani. Alla morte di Marliani nell'agosto 1841, il nipote Giovanni Battista Calvi eredita il chioso con l'obbligo di pagare gli interessi. Questi vennero poi assegnati dalla giustizia di Pace di Mendrisio a Filippo Ferrari per coprire parte delle somme che gli doveva il cugino Giovanni Torriani.
Giovanni Battista Torriani amministra per conto della sorella Maddalena moglie di Giuseppe Ferrari, i beni personali e della famiglia. Contiene una nota del notaio Giacomo Antonio Rossi, notaio, che registra diverse spese per lavori eseguiti in casa Ferrari nel 1821.
Rossi, Giacomo AntonioMinute dei conti tenuti da Giovanni Battista Torriani per il nipote Filippo Ferrari, residente a Cagliari, figlio di Giuseppe Simone e di sua sorella Maddalena. Si tratta di annotazioni spesso assai disordinate, forse previste per essere trascritte in registri contabili non pervenuti. Le carte documentano la parte spettante all'erede Filippo, che lo zio Torriani riscuoteva dai fondi agricoli e dai capitali, e le spese che Filippo doveva sostenere per la casa e gli stabili agricoli ( riparazioni degli stabili, personale, pagamenti al notaio Rossi, ecc.). Dopo la morte di Giuseppe Ferrari, nel 1813, Torriani aiutò la vedova Maddalena nell'amministrazione della sostanza ereditaria, con interventi del notaio Giacomo Antonio Rossi a partire dal 1820.
Rossi, Giacomo AntonioContratto del 7 feb. 1801 fra le sorelle Lucrezia e Marianna Bosia e Giovanni Battista Torriani che riceve i fondi di Olgiate, Cermenate, Bregnano e Corpi Santi della città di Como, intitolati all'Ospedale di S. Maria Nuova della Cosia, sobborgo di Vico (Como), patronato ecclesiastico delle famiglie Bosia di Mendrisio e Maranesi (Como). Nella copia dell'atto si specifica che nell'originale viene allegata la lista dettagliata dei beni ceduti (non presente con la copia). Le sorelle Lucrezia e Marianna Bosia fu Paolo (ultime discendenti del casato) cedono la loro metà di patronato, contro un vitalizio di Lire 1000 milanesi annue, l'obbligo di non alienare i fondi ma di intrattenerli, il pagamento di una parte del lino prodotta nei fondi e la consegna di beni in natura. Viene ceduto anche l'obbligo di celebrare 62 messe festive e 12 feriali annue nella chiesa di S. Maria Nuova e la partecipazione alle spese di manutenzione della stessa, da condividere con i discredenti della famiglia Maranesi. Inoltre G. B. Torriani rileva dalle sorelle Bosia il debito che esse hanno verso la chiesa, garantito sul loro fondo detto Chioso a Mendrisio, ossia un capitale di L. 3025 con interesse di L. 105 annue.
Copia tratta dalle imbreviature del notaio Antonio Isidoro Rusca , eseguita dal notaio.
Le carte riguardano gli anni immediatamente seguenti alla morte di Giuseppe Simone Ferrari, con i primi resoconti dei beni spettanti alla moglie Maddalena Torriani e al figlio Filippo. L'amministrazione del periodo 1813-1823 è in mano al fratello di Maddalena, il notaio Giovanni Battista Torriani. Il notaio Giacomo Antonioo Rossi interviene in alcune pratiche di cui si era occupato per conto di Giuseppe Ferrari. Alla morte del notaio Torriani egli subentra a pieno titolo come amministratore dei beni della vedova (che morirà l'anno seguente) e dell'erede Fiippo che lo nomina suo procuratore generale, poichè risiede a Cagliari (Sardegna). Viene rivelata la lontana parentela fra il notaio Rossi e Giuseppe Simone Ferrari, che Filippo ignorava. La sottoserie contiene registri e conto di dare e avere, conti e contratti con i massari, confessi e tasse. Due corrispondenze illustrano vicende familiari poco chiare che riguardano Filippo e i cognati Pollini.
Rossi, Giacomo AntonioDocumenti relativi ai beni immobili e mobili di Giuseppe Simone Ferrari, figlio di Giuseppe Maria e di Giulia Rossi, che comprendono anche l'eredità lasciata al padre dal canonico Carlo Felice Quartironi. Alla morte del padre nel 1751 Giuseppe Simone è l'unico erede maschio, ancora minorenne poichè nato nel 1734, e quindi affidato a dei tutori.
Secondo quanto disposto dal padre nel testamento egli avrebbe dovuto convivere con la matrigna Benedetta Bardella, o comunque provvedere al suo mantenimento ed eseguire i vari legati per le sorelle. La documentazione riguardante la trasmissione dell'eredità e dei legati è frammentaria (periodo 1751-1753 circa). Più consistenti sono le carte relative all'amministrazione del patrimonio. I documenti posteriori al 1813 (morte di Giuseppe Simone) sono raccolti nella sotto serie C.c e riguardano l'eredità indivisa fra la vedova Maddalena Torriani e il figlio Filippo, unico erede che risiedeva a Cagliari (Regno di Sardegna), amministrata in gran parte dal fratello di Maddalena, il notaio Giovanni Battista Torriani, con interventi del notaio Giacomo Antonio Rossi che riprenderà poi l'amministrazione dopo la morte di Torriani nel 1823.
Carte provenienti dall'eredità di Giovanni Battista Torriani, relativi ai fondi appartenenti alla chiesa di S. Maria Nuova di Cosia, in borgo di Vico presso Como, un patronato della famiglia Maranesi, condiviso da inizio 1700 con i nobili Bosia di Medrisio, e da questi ceduto a G. B. Torriani contro un vitalizio. Il fasc. contiene:
- Diversi confessi per pagamenti ricevuti dalla famiglia Bosia per la celebrazione di messe in S. Maria Nuova, onere spettante ai patroni.
- Lettera del 20 ott. 1781 di Anna Porta (nata Maranesi) a Paolo Bosia sulla vendita dei prodotti agricoli dei fondi di Cermenate, di proprietà della chiesa.
- Due "memorie" riguardanti gli aggravi e il censo sui beni di Olgiate, Bregnano e Cermenate (18.4.1792) e altra del 28.12.1804, sempre sugli obblighi derivati dal giuspatronato di S. Maria Nuova.