Pietro Giosué Pusterla detto Augusto, nato a Cernobbio e emigrato a Bellinzona nel 1888 con il fratello Carlo, parte per l'Argentina a Buenos Aires nel 1891. Augusto possiede un piccolo terreno a Pedevilla in zona Guasta detto Vigna Scani, che viene coltivato da Pietro e Stefano Dell'Ambrogio, padre e figlio, i quali asseriscono di averlo ricevuto in dono dall'amico prima della sua partenza.
Quasi subito Augusto non dà più notizie di sé e nel 1918 il fratello Carlo, che nel frattempo si é sposato e stabilito a Ambrì, ritenendolo oramai morto domanda l'apertura di una curatela che viene affidata all'avv. R. Rossi. Lo scopo é quello di ricuperare il terreno. In assenza di documenti che ne certifichino la morte, Pietro "Augusto" Pusterla è dichiarato ufficialmente morto nel 1892.
Il fratello Carlo muore nel 1923 e in rapprsentanza degli eredi subentra il figlio Pietro Pusterla, maestro residente a Ambri. Il terreno sarà venduto nel 1930 e R. Rossi rimette il mandato redigendo un rapporto per l'autorità di curatela (1931).
La documentazione raccolta da R. Rossi durante gli anni della curatela (1918 -1923) contiene in parte note manoscritte con leggere varianti che non rendono sempre certe le date e le relazioni famigliari.
La serie raccoglie una documentazione frammentaria che riguarda la famiglia di Giovanni Battista Torriani (1757-1823), zio per parte materna di Filippo Ferrari. Vi si riscontrano scritture private e rogiti notarili riguardanti l'eredità di G. B. Torriani divisa fra i sette figli, e più particolarmente la settima parte ereditata dal figlio Giovanni (fondi agricoli nel territorio di Como e Mendrisio). La parte più importante e coesa riguarda la corrispondenza fra Giovanni Torriani e il cugino Filippo Ferrari, e fra Torriani e il notaio Giacomo Antonio Rossi, procuratore di Filippo Ferrari, che fu anche procuratore di Giovanni Torriani per una decina d'anni (1831-1840). Oggetto della corrispondenza sono quasi sempre i litigi di Giovanni con i fratelli durante la divisione ereditaria paterna e materna o le sue richieste di denaro. Le carte illustrano le attività del notaio nell'amministrazione dei beni ereditati da Giovanni Torriani a Mendrisio ("Chioso Bosia") e in territorio comasco (settima parte dei fondi di Cermenate e Bregnano e fondi della Breggia, sui comuni di Piazza, Cernobbio e Monte Olimpino), e i suoi sforzi per risolvere i numerosi debiti accumulati da Giovanni verso i familiari, verso il cugino Filippo Ferrari e verso terze persone, che portò alla graduale alienazione dei fondi.
Rossi, Giacomo Antonio