Parroco di Besazio, membro della Confraternita del S. Rosario di cui é il tesoriere
Nato a Giubiasco da Carlo Del Grande e Giovanna Pacciorni, emigra negli Stati Uniti in California, probabilmente nel 1884, quando il padre sottoscrive un prestito di fr 1000 con Silvio Chicherio, negoziante di Bellinzona, impegnando i suoi beni per aiutare il figlio a emigrare. Carlo Del Grande muore lo stesso anno e Giuseppe darà sue notizie solo nel 1891, come si apprende da una sua lettera scritta al Chicherio, dove domanda ancora aiuto per far emigrare anche la sorella Enrichetta, figlioccia di Silvio, e aiutare così la famiglia che si trova in grandi difficoltà economiche. In quegli anni dice di trovarsi a Redwood City ( San Mateo, California), dove lavora in una masseria. Le notizie dei siti genealogici sembrano suggerire che si sposò e rimase definitivamente in California, nel contado di Humboldt.
Nato Milano, morto a Zurigo, figlio di Albert-Louis, industriale nel ramo chimico. Sposa Anna Elisabetha Burckhardt, figlia di Julius, industriale.
"Studiò diritto ed economia politica a Basilea e Berlino, conseguendo il dottorato in scienze politiche. Fu banchiere, industriale e amministratore di diverse grandi aziende. Dal 1911 fu ufficiale di Stato maggiore generale. Dal 1918 fu comandante del reggimento di fanteria 30 e dal 1925 della brigata di fanteria di montagna 15. Dal 1939 al 1945 fu divisionario e aiutante generale, dal 1944 comandante di corpo. Riorganizzò l'aiutantura generale (internati, malati, congedi, dispense, servizio psicologico, servizio giur., cappellania, Esercito e Focolare, assicurazione militare, esercizio del diritto di voto nell'esercito, servizio complementare femminile). Consigliere nazionale catt. conservatore (1922-43, pres. 1932-33), nel 1940 D. fu proposto dal suo partito come successore di Giuseppe Motta. Dal 1926 al 1932 fu delegato alla Soc. delle Nazioni. Le Univ. di Friburgo e Basilea gli conferirono il dottorato h.c. D. era proprietario del castello di Kiesen, dove risiedette a partire dal 1916". [Testo di Hans Rapold, DSS, v. fonte cit.]
Nato a Milano, morto a Zurigo, residente a Kiesen (Berna) e a Castagnola (Ticino).
"Figlio di Albert-Louis, industriale nel ramo chimico, e di Laura Vonwiller. Abiatico di Gaspard. Sposa Anna Elisabetha Burckhardt, figlia di Julius, industriale. Studiò diritto ed economia politica a Basilea e Berlino, conseguendo il dottorato in scienze politiche. Fu banchiere, industriale e amministratore di diverse grandi aziende. Dal 1911 fu ufficiale di Stato maggiore generale. Dal 1918 fu comandante del reggimento di fanteria 30 e dal 1925 della brigata di fanteria di montagna 15. Dal 1939 al 1945 fu divisionario e aiutante generale, dal 1944 comandante di corpo. Riorganizzò l'aiutantura generale (internati, malati, congedi, dispense, servizio psicologico, servizio giur., cappellania, Esercito e Focolare, assicurazione militare, esercizio del diritto di voto nell'esercito, servizio complementare femminile). Consigliere nazionale catt. conservatore (1922-43, pres. 1932-33), nel 1940 D. fu proposto dal suo partito come successore di Giuseppe Motta. Dal 1926 al 1932 fu delegato alla Soc. delle Nazioni. Le Univ. di Friburgo e Basilea gli conferirono il dottorato h.c. D. era proprietario del castello di Kiesen, dove risiedette a partire dal 1916" [testo Hans Rapold, traduzione: Christian Zürcher. Fonte cit. DSS]
Originario di Gentilino, figlio di Gaetano. Ingeniere agronomo, segretario agricolo nel canton Ticino, deputato del partito liberale-radicale in Gran consiglio, Consigliere di Stato e Consigliere nazionale nel periodo 1901-1922. Rompe con il partito liberale-radicale ticinese nel 1920 e fonda il partito agrario.
Nato a Torreglia (prov. di Padova) e morto a Padova. Ordinato sacerdote nel 1704 ha conseguito la laurea in teologia nello stesso anno; filologo, latinista e filosofo; ha insegnato filosofia e lingue classiche.
Associazione privata della destra borghese, combatté gli scioperi del 1918 e si profilò come una corrente di estrema destra istaurando stretti contatti con altre organizz. simili all'estero.
[v. art. completo in DHS, fonte cit.]
Nato attorno al 1565 nella diocesi di Cremona, morto a Ratisbona nel 1613. Religioso dell'ordine dei servi di Maria, fatto diacono a Bologna nel 1588 e presbitero nel 1588.
"Si distinse per lo studio delle lingue, dell'archeologia, della liturgia e della musica sacra" (fonte cit: Treccani Diz. Biografico)
Le numerose famiglie Ferrari originarie di Arzo discendono forse da uno stesso ceppo, che si propagò anche a Tremona, Besazio e Lugano. Alcune delle famiglie Ferrari di Arzo possedevano e sfruttavano cave di breccia e i loro membri lavoravano come mastri di bottega e scalpellini soprattutto nella vicina Lombardia. Si conoscono meglio due rami che discendono da Simeone di Bartolomeo (nato ad inizio 1500, m. già nel 1567), con i figli Domenico (m. ca 1602) e Giovanni Maria (m. ca 1587) e che furono attivi nella seconda metà del Cinquecento: fornivano pietre o prodotti finiti, come colonne o acquasantiere e altri manufatti per vari santuari in Lombardia e Ticino. Lavorando con il padre e dopo la sua morte in società, i fratelli Domenico e Giovan Maria ebbero come importante committente la Fabbrica del Duomo di Milano, dove collaborarono anche alla costruzione del pavimento. Con loro lavoravano i figli Simone e Andrea (di Domenico) e Giovanni Antonio (di Giovanni Maria). I due fratelli sciolsero il sodalizio nel 1586 forse per ragioni di età o di salute (Giovanni Maria morì poco dopo). L'attività continuò ad opera dei figli con altre collaborazioni. Dal 1600 si riscontrano anche diversi membri di queste famiglie emigrati all'estero, in particolare a Venezia e a Roma, mentre Andrea (m. prima del 1629) si trasferì a Tremona ad inizio 1600. Da Simone, figlio di Domenico, discendono le famiglie che condividono il capostipite Stefano (ca 1585-1653), padre di Carlo "Simone" che sposò nel 1661 Caterina Rossi del Paolino. Non si conoscono con certezza gli individui di questo ramo che proseguirono l'attività di marmisti e scalpellini. Sicuramente Francesco e Biagio, due figli di Simone e Caterina, emigrati a Roma. Invece i figli Domenico, Stefano, parroco di Arzo e soprattutto Giuseppe Maria, investirono nella proprietà fondiaria. Giuseppe si trasferì a Mendrisio attorno al 1733 con la terza moglie e fu forse il primo a conservare le carte di famiglia, oggi parte del fondo dei Ferrari recuperato per via ereditaria dai Rossi del Paolino. La famiglia di Giuseppe si imparentò con un ramo dei nobili Torriani di Mendrisio e con il facoltoso commerciante Gaetano Pollini attivo a Cagliari e nobilitato dal Re di Sardegna. Si estinse a metà Ottocento con Giuseppe "Filippo", che fece suo erede il lontano cugino notaio Giacomo Antonio Rossi del Paolino (vedi la voce Ferrari di Mendrisio).
Famiglia proveniente da Arzo, residente a Mendrisio dal 1733 circa dopo il terzo matrimonio di Giuseppe Maria Ferrari, figlio di Simone con Giulia Rossi. Il figlio Giuseppe Simone, unico discendente maschio, sposò nel 1768 Maddalena Torriani, di Giovanni. Giuseppe Simone e la sua famiglia soggiornarono per almeno due decenni a Venezia dove nacquero la figlia Giulia (ca 1769-1801) moglie del conte Gaetano Pollini, e il figlio Filippo (1780-1851) morto a Cagliari senza discendenti. I Ferrari di Mendrisio erano imparentati con i Quartironi di Mendrisio e dopo l'estinzione di questa antica famiglia patrizia, ereditarono dei loro beni e unirono i cognomi nella forma Ferrari Quartironi, che fu però usata solo da Giuseppe Simone e occasionalmente dai discendenti. Il sepolcro "Ferrari Quartironi" é situato nella navata centrale della chiesa di S. Giovanni a Mendrisio, con una lapide al suolo sulla quale si intravedono ancora le armi delle due famiglie e la scritta : "D.O.M. SEPULCRUM FAMILIAE FERRARI QUARTIRONI ET SUORUM HAEREDUM AN. D. 1810". Questa famiglia Ferrari si legò con i Rossi del Paolino mediante il matrimonio fra Simone Ferrari fu Stefano e Caterina Rossi del Paolino, fu Paolo Francesco (25.01.1661). E alla generazione seguente con un matrimonio nel 1703 fra i cugini Margherita Rossi, figlia di Giacomo e Sidonia Ferrari (sorella di Simone) e Paolo Francesco Rossi del Paolino fu Cristoforo (fratello di Caterina). La famiglia si estinse con la morte di Filippo Ferrari, che nominò suo erede universale il cugino notaio Giacomo Antonio Rossi del Paolino, che ereditò anche del fondo di documenti relativi a questa famiglia e ai suoi ascendenti.