Nato a Venezia da Gaetano e Giovanna Farussi, fratello di Giacomo Casanova e del pittore Francesco Casanova. Cresce a Dresda dove la madre si trasferisce nel 1737 dopo la morte del marito. In quella città Giovanni si forma nelle botteghe di Louis de Silvestre e Christian W.E. Dietrich. Una borsa di studio gli permise di tornare a Venezia, poi all'università di Pavia e infine a Roma nello studio di Anton Raphael Mengs, con il quale rimase 12 anni e dove si distinse come artista e abile copista. Nel 1764, ritornò a Dresda, dove fu professore e condirettore dell'Elettorale Accademia delle Bell'Arti e dal 1776 direttore unico, incarico che mantenne fino alla morte. Nominato dal Senato di Dresda curatore di Sophie Elisabeth Neidlingin ved. di Giovan Maria Rossi dell'Acquavite di Arzo, marmorino alla Corte Elettorale e suo amico, si occupò dell'amministrazione dei beni degli eredi e per questo intrattenne una corrispondenza con i parenti e curatori che amministravano i capitali e fondi ereditati in territorio di Arzo (Svizzera) e di Saltrio (Italia) e questo fino alla sua morte.
In una lettera da Dresda dell' 8 aprile 1796, Sophie Elisabeth scrive al cugino Paolo Francesco Rossi ad Arzo scusandosi per non aver dato seguito con più sollecitudine alle sue lettere e aggiunge:
" [ costretta a riportarmi] per ogni mio affare al mio curatore Casanova, quale sia per trascuragine o mancanza di tempo, cagionò questo disordine. Questo morì li otto di decembre [1795] onde sarà mia la cura in avenire d'essere esata nella nostra corrispondenza"
Domenico Raimondo (1774 - già nel 1821) figlio di Giuseppe e Antonia Caterina Bonnoti, di Ligornetto.
Sposa verso il 1807 Elisabetta Corvi di Andrea (n. 30.6.1785) , originaria della Valtellina. La figlia Caterina (1808-1861) sposa nel 1828 il notaio Cristoforo Rossi del Paolino
Non ci sono notizie sulla sua attività, doveva comunque essere un proprietario di fondi agricoli assai agiato.
Nato in Grecia, sull'isola di Zante (Zakinthos) nel 1685. Morto nel 1763. Predicatore e pedagogo. Secondo Luciano Canfora (fonte cit.) visse a Venezia nella comunità greca dal 1710 a circa il 1747 e fu forse anche vicinp alla massoneria.
Nato e morto a Faido. Giurista e avvocato, sindaco di Faido, proprietario di un'azienda agricola. Membro del Gran consiglio ticinese dal 1921, é fra i fondatori del partito agrario ticinese. Attivo nella promozione dell'economia agricola e in particolare della Leventina, fautore della gestione pubblica delle risorse idroelettriche, si spese anche nella creazione dell'ospedale del distretto di Leventina. Al momento della morte era membro del consiglio d'amministrazione della Banca dello Stato.
Massari sui terreni di Besazio di proprietà della fam. Rossi del Paolino, in particolare nei luoghi detti Cesma e Costa. Conosciuti Cattò Domenico e Bartolomeo.
Nativo di Sonogno, figlio di Celestino, contadino e di Lucia Miossi. Muore a Muralto.
Laureato in giurisprudenza, fu uno dei maggiori esponenti dei conservatori ticinesi assieme a Giuseppe Motta. Fu più volte eletto al Gran Consiglio e al Consiglio Nazionale, dove subentrò a Motta eletto consigliere federale nel 1912. Dal 1915 al 1917 fu di nuovo nel governo cantonale e poi dal 1921 sino alla morte, dirigendo i dipartimenti della pubblica educazione, di giustizia e di polizia.
Nel 1901 fu nominato redattore, con Eligio Pometta, del nuovo quotidiano del partito conservatore "Popolo e Libertà", che diresse poi per quasi un ventennio. La sua influenza politica emerse negli anni tra il 1921 e il 1923 quando con i socialisti inaugurò una nuova formula di governo, basata sul sistema proporzionale, permettendo la nascita del cosiddetto "Governo di Paese". Fu anche artefice della presentazione a Berna delle "rivendicazioni ticinesi" e svolse un ruolo importante all'interno dell'esecutivo e del proprio partito nel contrastare nel cantone i movimenti irredentista e fascista. [fonte: Dizionario storico della Svizzera, cit.]
Nato ad Ambrì (com. Quinto), morto a Lugano. Figlio di Emilio, ispettore scolastico, e di Maria Danzi. Studi secondari in istituti religiosi, laureato in lettere e filosofia all'Univ. di Friburgo nel 1915 e successivamente in legge nel 1921. Direttore del giornale cattolico Popolo e Libertà, avvocato, membro del Gran Consiglio (1913- 1932), consigliere nazionale nel 1924, nel 1927-28 e nel 1932. Nell'agosto del 1932 fu eletto in Consiglio di Stato in sostotuzione di Giuseppe Cattori. Assunse la direzione dei Dip. della pubblica educazione e di giustizia e polizia, distinguendosi per la difesa efficace dell'italianità del cant. e per il fermo atteggiamento dinanzi ai pericoli fascista e irredentista. Nel febbraio del 1940 fu eletto in Consiglio fed., in sostituzione di Giuseppe Motta e fu due volte pres. della Conf. (1943 e 1948). Nel 1950 lasciò la carica di consigliere fed. e fu nominato ministro di Svizzera in Italia; ricoprì questa carica fino alla primavera del 1955, anno in cui si ritirò definitivamente a vita privata. [tratto da: Dizionario storico della Svizzera, fonte cit.]
Nato e morto a Rennes (Ille-et-Vilaine). Gesuita, teologo
Organo esecutivo del comune di Chiasso
La famiglia Chicherio é attestata a Bellinzona dall'inizio del '500. Numerosi dei suoi membri furono ecclesiastici e militari. Il ramo della famiglia imparentata con i Rossi del Paolino risiedeva in una casa situata nel comune di Ravecchia, poi frazione di Bellinzona. Una serie di contratti e atti di vendita datati della fine '700 e inizio '800, relativi a uno o più terreni in zona Guasta e Pedevilla, in parte appartenuti al canonico Ludovico Maria Chicherio ( fine sec. XVIII), testimoniano di beni immobili appartenuti alla famiglia.