Figlio del notaio Cristoforo Rossi del Paolino, studiò a Mendrisio e poi al Liceo di Como. Proseguì gli studi di medicina e chirurgia a Pavia dove si laureò nel 1856 proseguendo poi la pratica in diversi nosocomi della Lombardia. Nel 1859 si recò a Milano durante la guerra d'indipendenza contro gli austriaci per assistere i feriti e vi rimase 3 mesi. Sempre nel 1859 ottenne il libero esercizio nel Cantone Ticino. Si stabilì a Viggiù con la moglie e negli anni 1864-1870 divenne medico del circondario n° 9 che comprendeva Meride, Arzo, Tremona e Besazio. Nel 1863 fece parte della commissione costituente dell' Associazione medica ticinese incaricata di redigerne gli statuti (l'associazione non sarà poi creata e solo una ventina d'anni più tardi nascerà la Società medica della Svizzera italiana). Sarà anche eletto al Gran Consiglio Ticinese nel circolo di Riva San Vitale durante la legislatura 1867-1870. Era candidato per le elezioni del 1871 quando morì nel febbraio di quell'anno. La morte della moglie nel 1867 dopo il parto, seguita da quella della figlia neonata aggravarono il suo stato di salute già precario. Morì probabilmente nella casa paterna, dopo una lunga degenza, durante la quale sopportò con "eroica pazienza i più atroci dolori". Questo riferisce il necrologio apparso sulla Gazetta ticinese del 1 feb. 1871, firmato "un amico" ma redatto probabilmente dal fratello Antonio.
Originaria di Padova, figlia di Carlo Piazza e Rosalinda Sesti, residente a Busto Arsizio. Il 27 dic. 1865 si sposa con il medico Raimondo Modesto Rossi, figlio di Cristoforo, originario di Arzo, della famiglia soprannominata Rossi del Paolino. La coppia risiede a Viggiù dove Raimondo era medico condotto. Il 19 febbraio 1867 Teodolinda dà alla luce una piccola Caterina, ma muore dopo pochi giorni per un'infezione puerperale, il 27 febbraio. La figlioletta non sopravviverà che pochi mesi e muore il 22 ottobre 1867.
Figlio di Cristoforo e Caterina Casanova, nasce ad Arzo e segue gli studi di matematica e ingegneria alle università di Pavia e Padova. Cominciata la sua carriera negli anni 1860 con l'inizio dello sviluppo delle ferrovie in Italia. Fu successivamente capo ufficio a Milano, capo divisione a Verona e infine Capo Servizio Mantenimento e lavori delle strade ferrate del Mediterraneo a Torino. Membro del consiglio d'amministrazione delle Ferrovie elettriche Varesine. Si sposa nel settembre del 1871 a Milano con Lavinia Gabuzzi, figlia di Pietro, possidente originario di Bellinzona, nata il 2 genn. 1846 a Milano. La coppia non avrà figli ma sarà molto affezzionata al nipote Raimondo, figlio di Antonio. Muore a Milano a 65 anni e viene inumato ad Arzo nella cappella di famiglia. La moglie Lavinia muore nel 1913 a Mendrisio.
Nato a Cantù, morto a Dongo, si distinse per la forte opposizione alle politiche di laicizzazione intraprese dal governo del Canton Ticino
Parroco di Besazio
Nato e morto a Faido. Giurista e avvocato, sindaco di Faido, proprietario di un'azienda agricola. Membro del Gran consiglio ticinese dal 1921, é fra i fondatori del partito agrario ticinese. Attivo nella promozione dell'economia agricola e in particolare della Leventina, fautore della gestione pubblica delle risorse idroelettriche, si spese anche nella creazione dell'ospedale del distretto di Leventina. Al momento della morte era membro del consiglio d'amministrazione della Banca dello Stato.
Nato a Bellano (Lombardia) morto a Balerna. Segue gli studi superiori nei seminari di Como e Lugano, dopo la maturità studiò diritto a Ginevra. Avvocato a Balerna, dove fu anche sindaco (1924-1941 ), fu membro del Gran Consiglio ticinese a varie riprese nel periodo , presidente della Costituente (1921) e Cons. nazionale. Attivo nelle associazioni cattoliche cantonali (Azione cattolica, Unione pop. cattolica) fu un membro influente del partito conservatore democratico ticinese e sostenne la collaborazione fra i partiti.
[tratto da Dizionario storico della svizzera, fonte cit.]
Nato Lottigna (oggi comune di Acquarossa, Blenio), morto a Lugano. Intellettuale libero pensatore e politico ticinese, condusse una carriera di avvocato e giudice nonché di professore universitario. Autore di numerose pubblicazioni di carattere giuridico, storico, economico, politico, letterario. Fu deputato al Gran Consiglio ticinese, membro della Costituente cantonale (1921), Consigliere nazionale (1914-20) e agli Stati (1920-35). Dal 1915 al 1919 fu membro del comitato del partito radicale svizzero. [tratto da: Dizionario storico della svizzera, fonte cit.]
Nato a Fontanelle (Veneto), morto in Italia. Insegnante e giornalista, deputato socialista di tendenza riformista al parlamento italiano, riparò in Svizzera a Lugano nel 1925 per sfuggire alle persecuzioni fasciste. Divenne redattore di Libera Stampa dove i suoi articoli antifascisti suscitano le proteste del gov. italiano e incitarono il Consiglio federale a infliggergli un'ammonizione e una riserva sulle sue pubblicatzioni. Cosa che suscitò un vivo dibattito in Svizzera e anche all'interno del Consiglio di stato ticinese. Le sue pubblicazioni gli costarono l'espulsione dalla Svizzera nel 1934. Riparò in Francia e nel dopoguerra fu membro dell'Assemblea costituente italiana come rappresentante del partito socialista ; fu senatore durante una legislatura.
[tratto da Dizionario storico della Svizzera, fonte cit.]
Nato a Lugano, originario di Contra, figlio di Ferdinando e di Giovannina Piantoni. Dirigente socialista, aderisce al partito ticinese nel 1904 e fonda il giornale Libera Stampa nel 1913. Dal 1917 capo del partito socialista ticinese, deputato al Gran consiglio nelle legislature 1913-17 e 1921-22 e 1959-63. Consigliere nazionale dal 1919 al 1922 fu il primo socialista a ricoprire la carica di Consigliere di Stato ticinese (1922-59). Negli anni dal 1922 al 1935 diede vita, alleandosi con i conservatori, al cosiddetto "governo di paese". Continuò in seguito a sedere nel governo occupando dipartimenti importanti come il Dip. del lavoro, dell'industria e del commercio. Fu l'artefice di una serie di leggi sociali, fra cui la legge cant. sul lavoro (1953). Durante la seconda guerra mondiale organizzò l'azione antifascista ticinese attraverso i mezzi legali che la sua posizione gli permetteva, ma anche attraverso strutture segrete come le squadre d'azione dei "Liberi e Svizzeri". Negli ultimi anni del suo incarico governativo si impegnò a porre le basi del nuovo Dip. delle opere sociali.
[tratto da: DHS, fonte cit.]