Si conosce Carlo Francesco che firma un contratto per un terreno a Meride nel luogo detto Viras. Nell'800 sono massari su fondi della famiglia Rossi del Paolino (ca 1790-1810).
Famiglia di possidenti di Arzo (oggi territorio di Mendrisio), il cui subcognome deriva forse da membri della famiglia che laovorarono a Roma nel sec. XVII. Si distinguono in particolare i due fratelli parroci di Arzo, figli di Bartolomeo e Barbara Rossi del Testore: Giovan Maria, nato circa 1752, parroco dal 1769 al 1793, e Antonio nato ca 1772 che gli succede dal 1793 al 1828. La famiglia è presente negli stati delle anime del 1696 e nei successivi SA conservati nel periodo 1780-1814.
Nato e morto a Arzo (Mendrisio, Svizzera), battezzato con il nome di Carlo Simone. Figlio di Stefano fu Giovanni Maria, discende da un ramo dei Ferrari proprietari di cave di breccia, attivi nel commercio e nella lavorazione della pietra. Non è noto se continuasse questa attività, le testimonianze rimaste indicano che costituì un patrimonio fondiario che trasmise ai figli. Sposò Caterina Rossi del Paolino, fu Francesco. Un nipote, Giuseppe Maria si stabilì a Mendrisio nel primo trentennio del Settecento, coltivando i legami con i cugini Rossi del Paolino.
Nato a Mendrisio il 24 marzo 1851 dal nobile Alessandro fu Giovanni e dalla nobile Rosamunda Hungerkhausen di Monaco. Morto a Mendrisio il 2 agosto 1926. Ultimo priore della fam. Torriani nella parrocchia di San Sisinio (Mendrisio). Dopo gli studi ginnasiali a Como e nei seminari di Lodi e Como, fu ordinato sacerdote nel 1872. Fu parroco a Sessa, Genestrerio, Rancate, Salorino, e dal 1879 fu per cinquant'anni il Priore della Torre a San Sisinio. Si dedicò agli studi storici nell'archivio della parrocchia componendo anche la genealogia dei vari rami dei Torriani di Mendrisio. Collaborò al Bollettino storico della Svizzera italiana.
Le numerose famiglie Ferrari originarie di Arzo discendono forse da uno stesso ceppo, che si propagò anche a Tremona, Besazio e Lugano. Alcune delle famiglie Ferrari di Arzo possedevano e sfruttavano cave di breccia e i loro membri lavoravano come mastri di bottega e scalpellini soprattutto nella vicina Lombardia. Si conoscono meglio due rami che discendono da Simeone di Bartolomeo (nato ad inizio 1500, m. già nel 1567), con i figli Domenico (m. ca 1602) e Giovanni Maria (m. ca 1587) e che furono attivi nella seconda metà del Cinquecento: fornivano pietre o prodotti finiti, come colonne o acquasantiere e altri manufatti per vari santuari in Lombardia e Ticino. Lavorando con il padre e dopo la sua morte in società, i fratelli Domenico e Giovan Maria ebbero come importante committente la Fabbrica del Duomo di Milano, dove collaborarono anche alla costruzione del pavimento. Con loro lavoravano i figli Simone e Andrea (di Domenico) e Giovanni Antonio (di Giovanni Maria). I due fratelli sciolsero il sodalizio nel 1586 forse per ragioni di età o di salute (Giovanni Maria morì poco dopo). L'attività continuò ad opera dei figli con altre collaborazioni. Dal 1600 si riscontrano anche diversi membri di queste famiglie emigrati all'estero, in particolare a Venezia e a Roma, mentre Andrea (m. prima del 1629) si trasferì a Tremona ad inizio 1600. Da Simone, figlio di Domenico, discendono le famiglie che condividono il capostipite Stefano (ca 1585-1653), padre di Carlo "Simone" che sposò nel 1661 Caterina Rossi del Paolino. Non si conoscono con certezza gli individui di questo ramo che proseguirono l'attività di marmisti e scalpellini. Sicuramente Francesco e Biagio, due figli di Simone e Caterina, emigrati a Roma. Invece i figli Domenico, Stefano, parroco di Arzo e soprattutto Giuseppe Maria, investirono nella proprietà fondiaria. Giuseppe si trasferì a Mendrisio attorno al 1733 con la terza moglie e fu forse il primo a conservare le carte di famiglia, oggi parte del fondo dei Ferrari recuperato per via ereditaria dai Rossi del Paolino. La famiglia di Giuseppe si imparentò con un ramo dei nobili Torriani di Mendrisio e con il facoltoso commerciante Gaetano Pollini attivo a Cagliari e nobilitato dal Re di Sardegna. Si estinse a metà Ottocento con Giuseppe "Filippo", che fece suo erede il lontano cugino notaio Giacomo Antonio Rossi del Paolino (vedi la voce Ferrari di Mendrisio).
Nato a Cagliari, morto a Mendrisio. Ultimogenito del conte Getano Pollini e di Giulia Ferrari di Mendrisio rimase orfano della madre quando aveva solamente un anno. Sposò il 3 marzo 1821 Caterina Torriani, figlia del medico Pietro Torriani e di Sidonia Freüler, dalla quale ebbe 10 figlie e figli, fra i quali Gaetano, sacerdote, vicario foraneo e canonico di Mendrisio, e Francesco, musicista compositore (1832-1871). Dopo la morte della moglie nel 1837, si risposò nel 1840 con Giulia Kergelrachter figlia di Martino.
I Grimaldi sono un'antica famiglia di origine genovese, attestata già nel sec. XI e diventata una delle più importanti famiglie nobili della Repubblica di Genova. A partire dal sec XIII la famiglia si divise in vari rami con titoli di principi, duchi e marchesi, prevalentemente in Italia, Francia e Spagna. Oggi è presente in Francia come famiglia regnante di Monaco.
I principi Grimaldi di Sicilia (dal sec. XV ca.) diedero origine a diverse casate, molte delle quali estinte. La famiglia Grimaldi Colonna, principi di Serravalle, risiedeva nel feudo di Mineo e si trasferì poi a Catania all'inizio del sec. XIX.
Il subfondo Ferrari di questo archivio "Rossi del Paolino" conserva testimonianze della famiglia del cavaliere Antonio Grimaldi Colonna e delle vicende che riguardarono i figli del cavaliere, eredi della sua defunta moglie Maddalena Pollini.
Genealogia sommaria di Antonio (Antonino) Grimaldi: il padre Enrico Grimaldi (ca 1768-1807 ) figlio di Emanuele, principe di Serravalle e barone di Xirumi, morì a soli 39 anni. Dalla madre Antonia Colonna Romano (ca 1768 - 1835), figlia del barone Antonino Colonna Romano, venne il cognome Grimaldi Colonna e il titolo di baroni di Nixima e Montagna. Il principe Enrico morì a soli 39 anni e i titoli nobiliari e i feudi furono trasmessi come da tradizione al figlio primogenito Giovanni (1788-1861), mentre al fratello secondogenito Antonio (1789-1871) spettò il titolo di cavaliere e, per quanto è possibile sapere, vari fondi agricoli. Antonio si sposò il 9 ott. 1814 a Cagliari (Sardegna) con Maddalena Pollini (1750 ca-1820), figlia del conte Gaetano Pollini, ricchissimo commerciante originario di Mendrisio (Svizzera) nobilitato dal re di Savoia, e di Giulia Ferrari di Mendrisio (Venezia ca 1768-Cagliari 1801), molto più giovane del marito, morta prematuramente. Dall'unione di Antonio Grimaldi con Maddalena Pollini nacquero a Cagliari Antonia (10.5.1815-1843), Enrico Giuseppe (31.5.1816) e Giulia (1.8.1817). Verosimilmente la famiglia si stabilì a Cagliari con i Pollini, fino alla morte di Maddalena, avvenuta il 7 settembre 1820, a cui fece seguito poche settimane dopo quella del padre Gaetano, morto il 30.9.1820. I figli di Maddalena usarono spesso il cognome Grimaldi Pollini, come attestato nella corrispondenza a noi pervenuta.
La figlia Antonia sposò nel dicembre 1842 Carlo Pio Zappalà (1792-1853), figlio di Domenico, un avvocato di Mineo, ma morì l'anno seguente, probabilmente dopo il parto della figlia Lucia. Zappalà si risposò nel 1846 con la cognata Giulia, forse per non disperdere il capitale che le sorelle avevano ereditato dalla madre Maddalena Pollini. Da questa unione nacquero due figlie, Antonia (1849) e Maddalena (1851) e un figlio Gregorio (1852-1932).
"Uno dei centri ecclesiastici più antichi della diocesi di Como (cui appartenne fino al 1884-88) [...]
Il capitolo dei canonici è documentato esplicitamente dal 1190 [....] ; venne soppresso da papa Pio VI nel 1786.
In origine la pieve comprendeva, oltre a Riva, Rovio, Bissone, Meride, Tremona, Brusino Arsizio, Rancate, Arzo, Besazio, Melano, Arogno, Maroggia e Saltrio (Varese). La pieve di R. costituì anche un'unità civile; a differenza di quella ecclesiastica ne faceva parte Capolago (dopo il 1416), ma ne era escluso Saltrio. Dapprima appartenente alla contea del Seprio (1170), nel XIII sec. dipese da Como. All'inizio del XV sec. formò, con le pievi di Agno, Balerna e Capriasca, la Comunità della valle di Lugano, che sotto il dominio sviz. (dal 1517) divenne baliaggio di Lugano [...]. Dopo il fallito tentativo di annettere il baliaggio di Lugano alla Repubblica Cisalpina (15.2.1798), tutti i comuni della pieve costituirono la Repubblica di Riva che ebbe però vita breve (23.2.-16.3.1798). Attribuita al distr. di Lugano nel 1803, la pieve di R. fu divisa nei due circoli di Ceresio e Riva.; quest'ultimo fu poi integrato nel distr. di Mendrisio (1814) "
[tratto da: Dizionario storico della Svizzera. Riva S. Vitale, fonte cit.]
Il cantone dall'atto di Mediazione alla Restaurazione
"Denominazione ufficiale (franc. République helvétique, ted. Helvetische Republik) dell'organismo statale subentrato il 12.4.1798 alla vecchia Confederazione e sciolto il 10.3.1803. Tale entità politica e il relativo periodo vengono anche semplicemente definiti "Elvetica". [fonte cit: Dizionario storico della Svizzera]